Risale a circa un anno fa la decisone di Emergency di aprire un locale pubblico a Milano nei locali della propria sede, dopo 24 anni Emergency ha da poco pienamente trovato casa a Milano, Casa Emergency.
a cura di Roberto Magro
Siamo in zona Navigli, alla fine di corso di Porta Ticinese, la Basilica di Sant’Eustorgio illuminata la sera, sul fianco, fa bella mostra delle sue archietture in via Santa Croce che porta al Parco delle Basiliche. Una collocazione che consente di essere nel pieno centro pulsante della movida milanese, e al tempo stesso un po’ defilati in un angolo di tranquillità. Lo spazio antistante, con il giardino, induce già a immaginare serate calde seduti all’aperto a sorseggiare un calice di vino chiacchierando.
Il progetto che vede oggi la luce lega Emergency a Enoteca naturale nell’apertura di un locale/vineria al piano terra di una palazzina che ospita al piano superiore gli uffici dell’associazione. Più di un semplice locale legato all’enogastronomia, quello che nasce è un progetto che coniuga gusto e socialità nell’accezione più alta: intesa non solo come convivialità tra amici appassionati di vino, e di vino naturale in particolare di cui enoteca naturale è portabandiera, ma anche come apertura all’altro, al diverso chiunque esso sia, da accogliere e aiutare se bisognoso e richiedente aiuto e accoglienza, nel pieno spirito Emergency.
Enoteca naturale ed Emergency hanno siglato questa comunione di intenti aprendosi alla città da qualche settimana, tra vini naturali e progetti di integrazione sociale.
Tavolini sparsi e colorati, come le sedie, in una sala su cui campeggia un grande poster di Gianluca Cannizzo con lo slogan programmatico “Bere vino è giusto”.
Rossella Miccio, presidente di Emergency, ci racconta che proprio la città in cui l’associazione è nata non ha avuto a lungo una vera e propria sede.
I locali attuali sono un’ex scuola i cui spazi sono stati messi a bando pubblico dal Comune di Milano, bando che Emergency ha vinto facendosi carico della ristrutturazione e installando qui le attività operativa dell’associazione.
La sala che ospita enoteca naturale sarà anche spazio per attività culturali, ma si presta bene anche a eventi e serate a tema legati al mondo del cibo.
Marta Giannotti, Guido Cerretani e Francesca Agnello costituiscono il trio alla guida del progetto di enoteca naturale: il trait d’union tra entoteca ed Emergency è il concetto del prendersi cura, associare attività sociali a quelle più strettamente legate al mondo del cibo e del bere bene. Più concretamente enoteca sostiene Emergency con parte del proprio fatturato e con progetti di inclusione.
Francesca stessa proviene dal mondo della cooperazione internazionale, occupandosi di economia sociale in Africa e di impresa a impatto sociale. Nello statuto di enoteca, ci ricorda, c’è anche un forte impegno a formare migranti richiedenti asilo e a dare loro lavoro. Già oggi vi sono ragazzi occupati con un tirocinio di tre mesi nel nuovo locale.
L’attenzione all’uomo è anche per l’ambiente attraverso la selezione di quei produttori che hanno un impatto positivo su ambiente e persone con il loro lavoro.
Rocco Galasso, presentato da Guido come il centravanti nella selezione delle etichette, è un giovane appassionato di vino che sottolinea lo spazio dato da enoteca al lavoro di artigiani/contadini vignaioli. Ogni settimana i vini cambiano e l’obiettivo è quello di far sentire a casa chi viene a Casa Emrgency; sempre assaggi differenti in un continuo scambio tra sala e cliente. Senza mettersi in cattedra su posizioni irremovibili, da parte di chi ha scelto quei vini , ma proponendo al tempo stesso una personale selezione. Poi, si sa, i gusti sono gusti e tutto è relativo, tranne l’assoluto piacere di bere in piacevole compagnia. Una proposta schietta e spontanea come la fermentazione dei vini naturali scelti.
Nei graziosi piattini decorati, dei quali Marta va a caccia in giro per il mondo, finiscono piccoli assaggi per accompagnare i vini con prodotti selezionati: come una mortadella, scelta tra quelle ancora prodotte a Bologna, con zest agrumato e il pane della Cascina Sant’Alberto di Rozzano, a condire l ‘olio di Podere Trelicium-Terlizzi, Bari, o ancora il pecorino sardo e la porchetta di Ariccia. Tutti prodotti che fanno spesso rima con bio e sotto il cappello di Slow Food e dei suoi presidi. Il locale ospita una cucina ma non ancora uno chef; in occasione di eventi metterà la propria cucina a disposizione di cuochi ospiti , per farsi luogo vivace e inclusivo di professionalità, sempre nuove e diverse, di persone, sempre nuove e diverse.
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