Non si dica più che novembre è mese noioso e grigio, o per lo meno, non lo si dica a Milano. Se ormai da giorni veniamo bersagliati dalle notizie assordanti di una famosa catena americana che finalmente è giunta anche a Milano, mentre il Panettone inizia ufficialmente la sua stagione, è giunto il momento di respirare profondamente, fermarsi e farsi incantare da un luogo simbolo dell’imprenditoria milanese come il Palazzo della Banca Commerciale Italiana, oggi sede di Gallerie d’Italia, affacciato su Piazza della Scala. Come ogni museo (moderno) che si rispetti anche le Gallerie d’Italia, dal momento dell’inaugurazione nel novembre del 2011, hanno voluto offrire a visitatori e milanesi uno spazio caffetteria, ristorazione e bookshop, fedeli a quell’idea, celebrata dalla legge Ronchey del 1995, che vede il museo come luogo di cultura ma anche di incontro e piacere. Uno spazio, quello della caffetteria, attraversato ogni anno da circa 280 mila visitatori, che da tempo sentiva il bisogno di rinnovarsi, di ritrovare un’anima. E lo ha fatto alla grande. Questa mattina, baciati anche da un caldo sole novembrino, Stefania Moroni, Fabio Pisani, Alessandro Negrini, oggi alla guida del Luogo di Aimo e Nadia, con il direttore di Galleria d’Italia, Michele Coppola e l’architetto Michele De Lucchi, a cui si deve il restyling degli spazi, hanno presentato Vòce, un progetto, come sottolinea la stessa Stefania Moroni, figlia dei mitici Aimo e Nadia, dedicato all’arte, alla cultura e al cibo. “Non è facile essere il caffè di un museo, noi infatti abbiamo voluto questi spazi uniti da una porta attraversabile in due sensi”, spiega il direttore Coppola, mentre l’architetto De Lucchi, ormai di famiglia nel mondo Aimo e Nadia, ha sottolineato il rispetto per le strutture preesistenti, che hanno attraversato ben tre secoli di arte milanese, che ha lo ha portato a pensare uno spazio generoso, con le grandi vetrate su via Manzoni, a scegliere materiali naturali, il legno, il vetro, i toni scuri ed eleganti e un’illuminazione mai assordante. Vòce è, all’ingresso, spazio bookshop, dedicato ai cataloghi delle mostre ma anche alla cucina, alla storia di Milano e alla grande letteratura che in questi luoghi si è formata, è caffetteria con un caffè di qualità, lievitati, piccoli dolci, panini e pizze realizzati in collaborazione con Davide Longoni, ma Vòce è soprattutto ristorazione, con una cucina a vista che affaccia sulla grande sala bicroma dal soffitto ligneo dove sarà possibile degustare un pranzo o una cena firmata Aimo e Nadia. A Fabio e Alessandro, gli chef che oggi guidano il locale, non piace ripetersi per questo hanno studiato cinque menu dedicati: alla carta in omaggio alle tante eccellenze italiane, il degustazione dedicato alla mostra in corso presso le Gallerie (in questo momento “Il Romaticismo”) che già fa sognare con il risotto allo zafferano con pralinato di nocciole piemontesi al profumo di limoni della Costiera, il menu Vòce con le migliori materie prime del territorio a € 70, il menu Pranzo di lavoro con pane acqua e caffè a € 32 e, infine, un menu bambini per i tanti piccoli che quotidianamente visitano il museo. Vòce è qualità, la stessa che Aimo e Nadia sposano e testimoniano da più di cinquant’anni e che ora si lega ancor di più con il mondo dell’arte e della cultura, diventandone parte e celebrando il piacere di mangiare in un luogo bello, a metà strada tra il bistrot francese e la caffetteria viennese, ma dall’anima interamente meneghina.
(a cura di Flavia Fiocchi)
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