Se è vero che l’alcol è una droga, come valutare un cocktail bar che si presenta con una scatoletta medicinale e menu a forma di bugiardino?
Giudizio sospeso, visto che il suo creatore si chiama Giuseppe Iannotti, chef patron del due stelle Kresios a Telese Terme, luogo di alta gastronomia in versione giocosa (esperienziale, direbbero i suoi fans).
Benvenuti all’Anthill, il nuovo cocktail&tapas bar aperto a metà maggio all’ultimo piano di Gallerie d’Italia di Napoli, nel cuore di via Toledo. Gallerie d’Italia, ovvero quattro palazzi storici – le altre sedi sono a Milano, Torino e Vicenza – che Intesa San Paolo ha destinato a mostre e didattica, con il supporto non banale della somministrazione di qualità.
A un passo da Caravaggio
A Napoli, il progetto ristorazione è stato affidato a Iannotti. Così lo scorso anno, un passo dopo l’ inaugurazione del museo, è nato il bar Luminist, che al pian terreno offre caffè, maritozzi e croissant da urlo (merito di Armando Palmieri, appena giunto al termine della sua collaborazione).
Bar e non solo: alle spalle del bancone si sviluppa il bistrò, dove la cucina napoletana tradizionale viene declinata con encomiabile leggerezza.
Ma la vera magia si sviluppa all’ultimo piano, a un passo dai capolavori (Caravaggio in primis) esposti nella galleria del museo. Usciti dall’ascensore – solo su prenotazione e accompagnati, per ovvia questione di sicurezza – si accede all’Anthill Cocktail&Tapas bar.
E da mercoledì prossimo anche al “177 Toledo”, fine dining con sei tavoli aperto solo la sera da martedì a sabato, nuova sfida di Iannotti per mutuare il successo stellato del Kresios nel cuore di Napoli.
Tanto il ristorante che il bar godono di un plus straordinario, ovvero la doppia, strepitosa terrazza da dove pare di toccare il mare e la Certosa di San Martino.
A coté dei due ambienti, regna l’immancabile privé, con tavolo d’onore per cene ed eventi.
Non solo cocktail
É magico il mondo di Anthill, ispirato com’è a “Lo cunto de li cunti”, raccolta seicentesca di cinquanta fiabe napoletane (tra cui la proto-Cenerentola).
Lo è partire dalla mirabolante stoffa da parati francese che introduce al bancone, bellissimo. E poi la carta dei signature cocktails, viaggio immaginifico che tocca i cinque sensi, dal Giunco alla Bestemmia della fata, dalla Lacrima di cristallo al Riso sardonico, fino alla Medicina di Mastro Grillo.
Brava bravissima la bartender Anna Garruti, tanto preparata quanto pronta a declinare alcol e botanici secondo i gusti dei clienti (i famosi cocktail taylor made).
In quanto al cibo, le tapas regnano sovrane, a partire da quelle iperclassiche di matrice spagnola: patatas bravas, jamon iberico, tortillas, acciughe del Cantabrico.
Tutte accompagnate da un twist gourmand, che sia un burro alle erbe, il peperone crusco o la farcitura “genovese” dei tacos.
A queste, si aggiungono piccoli piatti di grande golosità: l’animella alla scapece, la pasta mischiata con astice e patate, il panino al vapore con provola e salsiccia, più una manciata di dolci sfiziosi. Si ordina fino a mezzanotte, si degusta fino alle due.
La Napoli che sta imparando a destreggiarsi consapevole e allegra tra Pulcinella e il mondo prende forza anche da posti così.
a cura di Licia Granello
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