Continua imperterrito il piagnisteo dei fornai: si piange per le perdite di quote di mercato, per i costi dell’energia, per l’assenza di manodopera, per le generali difficoltà a operare, per la bassa redditività, per le incombenze e le tasse… insomma, si piange per le solite storie.
Piagnucolii
(parte prima)
Di Roberto Capello
Continua imperterrito il piagnisteo dei fornai: si piange per le perdite di quote di mercato, per i costi dell’energia, per l’assenza di manodopera, per le generali difficoltà a operare, per la bassa redditività, per le incombenze e le tasse… insomma, si piange per le solite storie. Poi, a sentire le lamentele, pare che tutto questo sia colpa altrui. È pur vero che molte cause sono esogene, ma non si considera mai che si tratta di cause che colpiscono tutti i settori produttivi quindi, proprio perché sono condizioni generali, allineano per tutte le imprese il livello di contesto operativo. Se l’energia aumenta, aumenta per tutti i settori, oltre che per i consumatori. Conseguentemente crescono anche i costi di produzione e trasporto delle materie tutte e, quindi, anche i prezzi delle stesse materie prime.
“Tutta colpa delle associazioni”
Per superficialità di pensiero nel nostro mondo, si dà colpa “alle associazioni” (costruite e alimentate, si badi bene, dagli stessi operatori) che vengono accusate di immobilismo o incapacità se non sanno farsi sentire presso le Istituzioni per “battere cassa” o per creare desiderate corsie preferenziali. Quando poi altre categorie (tassisti, farmacisti, notai, ci dice niente?) riescono a portare a casa qualcosa, allora si grida allo scandalo auspicando il libero mercato della competizione imprenditoriale.
Effetto “Nimby” invertito
Insomma, un effetto “nimby” sindacale invertito: per me voglio tutto ma, se invece danno a te, non va per niente bene. Credo che ci siano questioni di supremazia economica, contro la quale esiste, però, adeguata struttura (vedi antitrust) e che quando si vuole drogare il mercato con incentivi o mettere in atto favoreggiamenti vari, si faccia il danno di tutti i cittadini consumatori, oltre a impigrire il settore aiutato. Occorre però considerare anche che, purtroppo, se da operatore non cavalchi l’opportunità “agevolativa” del momento sei messo fuori dal mercato (cioè altri beneficiano e tu invece no, quindi gli altri diventano più forti, ma anche con il tuo contributo).
Non siamo più negli anni ‘80
Questo modus operandi sindacale è stato ampiamente utilizzato già dagli Anni Ottanta, quando esistevano grandi figure, con orde di seguaci che, con il ricatto del peso elettorale, si recavano in parlamento e portavano a casa il “favorino”. Le conseguenze di questi smodati comportamenti sono oggi sotto gli occhi di tutti. La politica deve, invece, stabilire regole che tutelino, in egual misura, tutti i cittadini. Questa liturgia sindacale, per fortuna, è un po’ cambiata ma, e questo è un atteggiamento tipicamente italiano, proprio da qui è iniziata la disaffezione verso le organizzazioni sindacali sia dei lavoratori sia datoriali, ovvero si è generata la crisi dei cosiddetti “corpi intermedi”.
> Leggi la seconda parte dell’articolo nel Corriere del Pane di giugno
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