La nuova realtà chiantigiana ha una filosofia chiara. Cura attenta di ogni singola parcella e una vinificazione elegante, per valorizzare il territorio in modo contemporaneo.
Giovani, ma con le idee già molto chiare per quanto concerne stile dei vini e direzione da seguire.
Nasce Bertinga
Bertinga, realtà di Gaiole in Chianti, nasce con l’acquisizione delle vigne nel 2015 da parte di Simple, azienda che dagli anni 90 rappresenta in Russia pregiate firme del vino italiano e internazionale.
Tre vigneti – Bertinga, Adine e Vertine – circa 20 ettari totali, altitudini di tutto rispetto che vanno dai 380 a poco più di 500 metri.
Tra Sangiovese e Merlot
Due le varietà: Sangiovese, ovviamente, e Merlot, dalle quali nascono quattro IGT Toscana: l’omonimo Bertinga, vino simbolo dell’azienda, metà Sangiovese e metà Merlot, il suo secondo Sassi Chiusi, dove prevale il Sangiovese, e due espressioni in purezza da singola parcella, rispettivamente di Sangiovese e Merlot, Punta di Adine e Volta di Bertinga.
È proprio quest’ultima ad avere attirato l’attenzione degli esperti: non è facile raggiungere l’eccellenza con un vitigno che è stato spesso sinonimo di vini “piacioni”, eccessivi, omologati.
Più semplice, forse, quando la parcella di Merlot non è lontana da quella dell’Apparita del Castello di Ama, al cui stile Bertinga s’ispira.
È il direttore Luca Vitiello a raccontarci questa realtà esordiente che ha già ottenuto l’attenzione di guide e classifiche in Italia e all’estero – James Suckling ha piazzato il Volta di Bertinga al 3° posto nella “Top Wines of Italy”.
Collection Volta di Bertinga
A Milano per il lancio della Collection Volta di Bertinga, un’edizione limitatissima in soli 1.000 esemplari che comprende le tre annate del vino, 2015, 2016 e 2019, destinata all’alta ristorazione e alle enoteche, Vitiello racconta: “Questa verticale riassume la nostra filosofia.
Una produzione sartoriale, che nasce solo negli anni migliori e dove 1/6 delle bottiglie è trattenuto in cantina con l’idea di creare, negli anni, percorsi gustativi particolari”. Lo stile di vinificazione vira verso l’asciuttezza, l’austerità, l’eleganza, favorito dal terroir e dall’altitudine dei vigneti.
“Lo definirei quasi un ‘Merlot di altura’, spiega l’enologa Elisa Ascani, che racconta anche come le attività in vigna sono adattate per la singola parcella. Compreso l’inerbimento, dove a ogni microzona corrisponde un mix diverso di leguminose e graminacee, secondo le necessità dei suoli. “La nostra visione è di creare vini che siano l’espressione più pura del territorio, con affinamenti in legno non eccessivi e lunghi riposi in vetro. Così le bottiglie sono già pronte all’uscita, ma hanno un potenziale di evoluzione lunghissimi”, aggiunge Vitiello.
Nell’immediato futuro della realtà chiantigiana, una recentissima acquisizione, accanto alle tre vigne già in portfolio, di circa 5 ettari tra vigna e uliveto. E una nuova cantina con vista, in cima alla collina di Adine; pronta all’inizio del 2025, sarà ipogea per non avere impatto sul paesaggio e ospiterà la sala degustazione e la barricaia.
a cura di Barbara Sgarzi
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