Tasselli di memoria, i chicchi di riso si uniscono in ogni piatto a formare un mosaico di sapore capace di raccontare il passato guardando al futuro
Ogni chicco di riso racconta una storia. Quella della terra in cui è cresciuto e delle mani che l’hanno coltivato, raccolto, selezionato.
Riso Buono parla di Casalbeltrame, nel Novarese, e di quella tenuta La Mondina in cui il riso è davvero tradizione: è nel Seicento che la famiglia dei Gautieri, si trasferisce qui dalla contea di Nizza; nel tempo ha portato innovazioni grandi e piccole nelle tecniche di irrigazione e nelle forme di coltivazione. Col passare delle generazioni l’amore per la terra, il rispetto per la natura, la passione per la qualità si sono sempre più radicate, lasciando intatta la volontà di migliorare e innovare. Così Riso Buono è arrivato al giorno d’oggi a “costruire nuove memorie”, abbracciando con la sua filosofia il tema di quest’anno di Identità Golose Milano.
La solidità del sapere che contadini e agricoltori hanno raccolto e tramandato non è solo memoria da conservare, ma anche punto di partenza per guardare al futuro, consegnando alle nuove generazioni un tesoro di conoscenza e una possibilità in più per creare qualcosa di nuovo e di eticamente buono. Così, mentre la terra, coltivata con tecniche innovative che la mantengono pura e fertile nel tempo, conserva il ricordo di una storia secolare, nelle giare di vetro il riso parla e racconta: che si tratti del Carnaroli Gran Riserva, invecchiato per dar vita a risotti perfetti, o dell’Artemide, intenso nel nero del suo colore come nell’aroma, il Riso Buono parla la lingua del sapore, una lingua capace di raggiungere grandi chef e appassionati gourmet.
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