Stefano Fambri, direttore di Nosio e rappresentante di Rotari e Gruppo Mezzacorona, è il nuovo presidente dell’Istituto Trentodoc. Subentra ad Enrico Zanoni, direttore generale Cavit e per oltre 12 anni al comando dell’associazione di 67 aziende trentine che portano nel mondo le "bollicine di montagna".
Stefano Fambri nuovo presidente di Trentodoc.
Una superficie di 1.396 ettari, quattro vitigni: Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco, Meunier; 67 case spumantistiche, 13 milioni di bottiglie vendute nel 2022.
Un palmarès di riconoscimenti da fare invidia: “Wine Region of the Year” nel 2020 e il premio come miglior spumante d’Italia allo “Champagne & Sparkling Wine World Championships (CSWWC)” negli ultimi quattro anni.
Le bollicine trentine, aiutate da un territorio che preserva freschezza e purezza del sorso, hanno anche grande vocazione gastronomica e internazionale, grazie alla partnership con AIS, che ogni anno elegge il Miglior Sommelier d’Italia (assegnato lo scorso novembre a Cristian Maitan, classe 1995) e con The Institute of Masters of Wine, la più importante istituzione accademica internazionale del vino.
Pochi giorni dopo la nomina, abbiamo intervistato il nuovo presidente dell’Istituto fondato nel 1984 per tutelare lo spumante Metodo classico trentino e promuoverlo in Italia e nel mondo.
Nuovo presidente per l’Istituto Trentodoc: intervista a Stefano Fambri
Lei eredita una situazione in crescita; l’interesse per il Trentodoc è notevole anche a livello internazionale. Quali sono le priorità del suo mandato?
La qualità che oggi viene riconosciuta a Trentodoc ci rende orgogliosi e soddisfatti del lavoro. Le nostre priorità sono la notorietà e il posizionamento del marchio collettivo, con grande attenzione alla comunicazione. Sia in Italia, il nostro principale mercato di riferimento, dove abbiamo ancora margini di crescita, sia all’estero, dove abbiamo due progetti Ocm (Organizzazione comune dei mercati) negli Stati Uniti e in Svizzera.
La freschezza è uno dei tratti distintivi del vostro spumante. Nonostante la posizione geografica felice, il cambiamento climatico vi sta toccando? E quali accorgimenti applicate?
Il Trentino è un territorio di montagna ed è favorito per i cambiamenti climatici, potendo, al bisogno, elevare la quota di coltivazione della vite. Prima, però, abbiamo a disposizione altri strumenti: le corrette esposizioni dei vigneti e le tipologie di suoli possono influire molto nel fronteggiare eventuali avversità. Per quanto riguarda la sostenibilità, il Trentino è stato pioniere, perché già dagli anni 80 ha avviato un processo di tutela a vantaggio dell’uomo, del territorio in vigna e del consumatore. Nel 2017 è stato applicato l’SQNPI, il sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata, con indicazioni fitosanitarie e limitazioni nella scelta dei prodotti e nel numero dei trattamenti, per esempio.
Prevedete un ulteriore ampliamento del numero di case spumantistiche?
I risultati ottenuti finora sono stati raggiunti anche grazie alla compattezza del gruppo dei produttori e alla loro volontà di far conoscere Trentodoc, quindi altre cantine sono benvenute nel gruppo.
Quali eventi state preparando per l’anno in corso?
Saremo al Vinitaly, padiglione 3. Il 20 maggio a Milano ci sarà Trentodoc in Città, con quasi 50 produttori, ed è previsto a breve un evento anche a Palermo. Tutti gli appuntamenti sono sull’App Trentodoc. Da segnare in agenda il prossimo Trentodoc Festival (https://www.trentodoc.com/it/trentodoc-festival/): la terza edizione sarà il 20, 21 e 22 settembre. Un fine settimana di degustazioni, talk e spettacolo sia in città che nelle cantine. Nell’edizione 2023 sono stati 80 gli appuntamenti sul territorio.
Le bollicine trentine so abbinano bene con molti piatti. Ma qual è il suo pairing preferito?
La scelta è molto ampia, ma Trentodoc mi piace molto insieme ad un piatto trentino, il risotto al salmerino con asparagi bianchi di Zambana e pancetta croccante.
a cura di Barbara Sgarzi
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