Il direttore di Grande Cucina fa una riflessione sull'evoluzione del fine dining sull'ultimo numero della rivista.
Alcuni sostengono che il fine dining sia finito. Altri, invece, che stia nascendo a nuova vita e che stia solo acquisendo un respiro diverso. Insomma, esiste davvero la crisi del fine dining?
E perché ci poniamo questa domanda proprio in un momento di rinascita della ristorazione?
Il fine dining è in evoluzione
Io penso che il fine dining non abbia fatto il suo tempo, come da più parti si sente gridare a gran voce, ma si stia evolvendo e stia cambiando forma e talvolta veste, anche e grazie soprattutto ai giovani.
Penso si stia liberando dall’uso eccessivo ed elementi troppo concettuale, che si stia puntando a una maggiore concretezza, a un’alta cucina solida, più riconoscibile, senza tuttavia dimenticare ricerca, sperimentazione e un uso di tecniche classiche e raffinate.
Una cucina fatta di grandi ambizioni che convivono con l’alto artigianato.
Certo le problematiche che affliggono tutto il settore non spariscono, sappiamo bene quanto il tema del personale sia sempre più un punto dolente, perché senza persone non c’è futuro.
E non va certo dimenticato che la ristorazione insieme al turismo sono il nostro biglietto da visita. Quindi, va protetta e valorizzata.
I valori dietro alla ristorazione
Proprio la valorizzazione è un tema che ci sta particolarmente a cuore, ecco perché abbiamo voluto rilanciare una seconda edizione del nostro Talent Prize. Il riconoscimento da noi ideato per dare risalto ai giovani chef che si distinguono per innovazione, creatività, sostenibilità e promozione del Made in Italy, si presenta con una nuova veste.
L’obiettivo non cambia, la prestigiosa giuria è a caccia di giovani professionisti, con l’intento di valorizzarli e supportarli. Abbiamo grande bisogno del capitale umano che giorno dopo giorno si confronta e si scontra con il settore e con il mondo del lavoro.
Puntiamo sui giovani che hanno voglia di crescere e riscoprire la cucina come cultura, quella fatta anche di grandi maestri a cui ispirarsi. Per questo sul nostro giornale continuiamo a raccontare i mentori, spesso tanto determinanti nelle carriere dei giovani.
Su questo numero è il turno Enrico Bartolini, intervistato da Gianluca Biscalchin.
Lunga vita all’alta cucina!
Ci piace ancora sottolineare che il futuro della ristorazione è valorizzare i dipendenti, rendendo questo lavoro sempre più attrattivo e sensibile ai temi dell’inclusione e della sostenibilità, sia dal punto di vista economico che è umano. Del resto l’alta cucina e la ristorazione tutta rappresentano quell’Italia che resiste e vuole farcela, puntando su due cardini: la qualità e il gioco di squadra.
E, quindi, per tornare la nostra domanda iniziale: lunga vita al fine dining purché non sia una scatola vuota, purché sia guidato da un’idea, purché si dia risalto le materie prime e al capitale umano, e purché il cliente sia sempre al centro di tutto e sia cucine si lavori per la sua gioia.
a cura di Federico Lorefice
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