Lui è così. Locale e globale. Maghrebino e mediterraneo. Tradizionale ed eclettico. Vegetariano e onnivoro. Nobile e popolare. Nomade eppur radicato nei diversi territori nei quali è approdato. Protagonista assoluto di una manifestazione che da 19 edizioni lo incorona re della creatività: il Cous Cous Fest, in programma nella solare San Vito Lo Capo fino a domenica 25 settembre. Fra incontri, concerti, assaggi e paesaggi mozzafiato.
Cuore della kermesse? La gara gastronomica internazionale, forte del coinvolgere ben dieci Paesi, fra cui (per la prima volta) Angola e Perù. Rappresentati rispettivamente da Luis Miguel, aka chef Kitaba (una vera celebrità in terra angolana) e da chef Rafael Rodrigues (attualmente consulente per alcuni ristoranti e hotel italiani). Intanto, il tricolore è tenuto alto dagli chef sanvitesi Giorgio Graziano del Ficodindia e Antonino Grammatico, all’opera a Castelluzzo, nonché dallo chef vincitore del Campionato italiano di cous cous Bia (andato in scena lo scorso weekend); la Francia sfodera Mohammed Herbi, patron di Le Grain de Folie, nella campagna fiamminga; e Israele è rappresentata dalla coppia (nel lavoro e nella vita) Ron e Leetal Arazi, alla guida del ristorante newyorkese NYShuk. È invece Vinod Sookar del Fornello da Ricci di Ceglie Messapica a cucinare per le Mauritius, mentre Nabil Bakouss del meneghino Joia gareggia per la Tunisia e Mary Sue Milliken, al timone dei Border Grill Restaurants di Santa Monica, Los Angeles e Las Vegas, fa da ambasciatrice degli Stati Uniti insieme a Bob Blumer. Infine? La Palestina arriva con George Suheil Srour del ristorante Hareer, all’interno del Jala Food Company Beit Jala, e con Elias Bassous, in cucina al Jacir Palace Hotel di Betlemme; e il Marocco sfodera El Aafyouny Ouafaa dell’Hotel Danieli di Venezia.
Ma non finisce qua. In calendario anche molti showcooking firmati da grandi chef come Claudio Sadler, Luigi Pomata, Filippo la Mantia, Igles Corelli e Giancarlo Morelli del Pomiroeu di Seregno. Che omaggia la nazione peruviana con un cous cous croccante, tiradito di ricciola e leche de tigre di mandorla. Perché la contaminazione sia integrazione e cultura.
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