
L'annuncio da parte del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di dazi del 20% su tutte le importazioni europee, ha scatenato una serie di reazioni nel mondo produttivo italiano, con particolare allarme da parte del settore agroalimentare, vitivinicolo e delle bevande.
Di seguito una raccolta delle principali dichiarazioni delle realtà italiane coinvolte sul tema dei dazi USA.
Tra posizioni più o meno pessimistiche i volontà di reazione, ecco cos’è emerso.
USA, dazi al 20%. Le reazioni
Parmigiano Reggiano: «Dazi senza senso, colpito un prodotto che non è in concorrenza»
Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, ha commentato con fermezza la misura statunitense:
«Apprendiamo dai media che gli USA hanno introdotto tariffe aggiuntive pari al 20%. Si tratta di una tariffa fissa su tutte le importazioni che colpisce anche il nostro prodotto. I dazi sul nostro prodotto passano quindi dal 15% al 35%».
Pur riconoscendo la difficoltà della situazione, Bertinelli sottolinea l’unicità del Parmigiano Reggiano:
«Il Parmigiano Reggiano è un prodotto premium e l’aumento del prezzo non porta automaticamente ad una riduzione dei consumi. È pertanto assurdo colpire un prodotto di nicchia come il Parmigiano Reggiano per proteggere l’economia americana».
Ribadisce poi la forza del brand:
«Negli Stati Uniti chi compra il Parmigiano Reggiano fa una scelta consapevole. Imporre dazi su un prodotto come il nostro aumenta solo il prezzo per i consumatori americani, senza proteggere realmente i produttori locali. È una scelta che danneggia tutti».
Milano Wine Week: «Una guerra commerciale che danneggia tutti»
Federico Gordini, presidente di MWW Group e promotore della Milano Wine Week, esprime profonda preoccupazione:
«I dazi del 20% annunciati da Trump sono un gravissimo errore politico del Presidente americano, che innesca una guerra commerciale con ripercussioni sulle principali economie mondiali».
Sottolinea anche le potenziali conseguenze storiche:
« I dazi si sono rivelati sempre disastrosi per l’economia statunitense. Dai tempi di McKinley alle tariffe Smoot-Hawley degli anni ’30, i risultati sono stati sempre negativi».
Gordini invita l’UE a una risposta forte e unitaria:
«Serve una risposta comune e molto determinata da parte dell’Unione Europea, lavorare per negoziare condizioni migliorative verso tutti gli altri mercati».
Consorzio Vini DOC Sicilia: «Penalizzati i consumatori americani»
Camillo Pugliesi, direttore del Consorzio Vini DOC Sicilia, non nasconde l’amarezza:
«La decisione di imporre dazi sui vini italiani rappresenta un elemento di forte preoccupazione. Penalizzeranno in modo significativo anche i consumatori americani».
Il Consorzio punta alla diversificazione dei mercati:
«Verranno implementate strategie di espansione verso altri mercati come il Canada e il Regno Unito».
Barbera d’Asti: «Dazi assorbibili, ma investiamo sul dialogo»
Per Vitaliano Maccario, presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, la situazione è sotto controllo:
«Grazie al prezzo competitivo di partenza, confidiamo possano esser facilmente assorbibili dal mercato».
Il Consorzio mantiene il focus sulle relazioni:
«Abbiamo siglato un importante accordo con il Monopolio della Pennsylvania, per aprire nuove relazioni commerciali».
Agnoletti (Cattedra Unesco): «Non tutto il vino è a rischio»

Mauro Agnoletti, titolare della Cattedra UNESCO “Paesaggi del Patrimonio Agricolo”, guarda al valore identitario:
«La viticoltura di origini antiche. Rappresenta un valore aggiunto non riproducibile dalla concorrenza».
MTV Umbria: «Servono accordi per tutelare l’enoturismo»
Giovanni Dubini, presidente dell’associazione Movimento Turismo del Vino Umbria, sottolinea come sia importante la presenza delle istituzioni:
«L’introduzione di dazi sulle esportazioni vinicole rappresenta una sfida significativa per il settore. Chiediamo con forza che le istituzioni si adoperino per tutelare il comparto vitivinicolo italiano».
UmbriaTop: «Ora serve reagire con strategie mirate»
Massimo Sepiacci, presidente di UmbriaTop, si concentra sull’impatto operativo:
«Sappiamo che il dazio sarà del 20%. L’effetto più immediato sarà una riduzione dei volumi importati».
Suggerisce un approccio proattivo:
«È essenziale potenziare la presenza nei mercati emergenti, investire nella digitalizzazione. Ancora creare sinergie con altri settori strategici del Made in Italy».
ASSOBIBE: «I dazi USA e la Sugar tax mettono in crisi le imprese»
Anche il settore delle bevande analcoliche è in allarme. Giangiacomo Pierini, presidente di ASSOBIBE, denuncia la doppia minaccia:
«I dazi USA sono un ulteriore freno per tutto il comparto già in allarme per l’entrata in vigore… della Sugar tax. Una tassa inutile e inefficace… che avrà conseguenze pesanti in uno scenario socioeconomico già fortemente indebolito».
Pierini ribadisce l’importanza dell’export:
«Gli Stati Uniti sono il mercato principale di sbocco e per molte imprese rappresentano oltre la metà del business».
a cura di SZ
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