Cambiamento climatico e cibo: le messe stagioni esistono, ma non sono più quelle di una volta. Colpa dell’uomo, che mette a rischio tradizioni alimentari benefiche e prodotti stagionali
Estati confuse, primavere rigide, e autunni eccessivamente miti: i cambiamenti climatici, sono ormai sotto gli occhi di tutti e hanno un’immediata influenza sulla durata e sulle caratteristiche delle stagioni e, di conseguenza, su tutto ciò che ci riguarda.
La responsabilità di questa crisi climatica, secondo iLMeteo.it, è principalmente legata alle attività dell’uomo con l’immissione in atmosfera di ingenti quantità di CO2 (anidride carbonica) derivante dai processi di produzione di energia, gas di scarico e riscaldamenti. Più caldo vuol dire anche maggior evaporazione e quindi più umidità ed energia in atmosfera, dunque un aumento degli eventi meteo estremi, come alluvioni lampo e nubifragi. Questi mutamenti hanno un effetto a catena su quello che mangiamo e sulla sicurezza alimentare.
Come cambia o come dovrebbe cambiare, allora, il nostro modo di fare la spesa?
«Fermo restando che la dieta alimentare varia da persona a persona, è indubbio che anche territorio e clima facciano la loro parte – spiega Evelina Flachi, specialista in scienza dell’alimentazione e nutrizionista – sicuramente le temperature influenzano la scelta degli alimenti che compriamo e delle nostre ricette: autunni più miti prolungano la presenza sulle nostre tavole degli alimenti tipici dell’estate, come frutta e verdura da consumare volentieri ancora crudi. Non dimentichiamo però che la stagionalità dei prodotti si lega alla nostra tradizione culinaria e influenza la dieta mediterranea; il rischio è che cambiamenti climatici così importanti e cruenti ci portino a perdere, o quantomeno a modificare il nostro stile alimentare, che tutto il mondo ci invidia».
a cura di Alessandra Sogni
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