C’è sempre più feeling tra alta cucina e mondo cocktail. A darne riprova arrivano i distillati firmati – e studiati – dai grandi chef, da Trentini a Cracco, da Giancarlo Morelli a Roberto di Pinto.
«Un grande cocktail non è che la versione liquida di un piatto gourmet», secondo lo chef Marcello Trentini del ristorante Magorabin di Torino, stella Michelin dal 2013.
Da sempre diviso tra l’arte del bere e quella del cucinare, nonché grande appassionato di mixologia, Trentini esprime con poche parole ma in maniera sapiente il perché di un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti: sempre più chef decidono di esplorare il mondo dei cocktail e degli spirits, sfruttando la propria fama per lanciarsi nel mercato dei superalcolici. Quanto a Trentini, la sua idea di cucina “contaminata”, sospesa cioè tra rispetto della memoria e invenzione, ispira una collezione di prodotti d’autore: i DelMago Drinks. Una linea di spirits e un’inedita classe di cocktail ready to drink, per gustare facilmente, in qualunque situazione, un miscelato d’eccellenza. Dentro la sostanza del buon bere, fuori la creatività dell’artista Gianluca Cannizzo.
Ma Trentini non è il solo ad aver sentito il richiamo di aromi e botaniche unitamente a processi di infusione e affinamento.
Carlo Cracco fa scuola anche nel modo dei distillati
Spinto dall’esigenza di offrire ai propri clienti una soddisfazione a tre e sessanta, e quindi con amari e liquori perfetti per la chiusura dell’esperienza gastronomica, anche Carlo Cracco ha ritenuto che i tempi fossero maturi per lanciare una sua linea di distillati. Un gin, un limoncello e un amaro: tre prodotti, realizzati da materie prime bio con processi sostenibili, curati dalla distilleria Quaglia ma pensati dallo chef per essere espressioni del suo gusto e della sua filosofia.
«Mi sono spesso chiesto come, a fine cena, armonizzare le diverse sensazioni organolettiche perché restino un’esperienza memorabile. Una tradizione tipicamente italiana mi è venuta incontro: l’amaro. Erbe, radici e alambicchi di rame. Un anno di prove e di dosaggi alla ricerca di un’eccellenza capace di trasformare un digestivo in un gran liquore. Così è nato il primo dei distillati Gran Milano esattamente come lo immaginavo, senza colore né coloranti: l’Amaro Bianco», ha scritto su Instagram il celebre chef.
Il gin tra i distillati degli chef va per la maggiore
Dalla collaborazione tra Alessandro Gilmozzi, chef patron del Ristorante El Molin di Cavalese, e il suo sous chef Andreas Bachmann, sono nate due eccellenze artigianali dai sapori di montagna: un amaro e un gin.
Cavalese Walden Bitter 30% è un digestivo dalle note amarognole di sottobosco (corteccia, elicriso, liquirizia, genziana) ideale per un fine serata e per la miscelazione. Gilbach.Gin Ambrato presenta invece note morbide che ricordano un whisky e lo rendono migliore in purezza, senza miscelazione.
Ma la lista dei grandi chef folgorati dall’amore per gli spirits continua. Anche Giancarlo Morelli, chef e imprenditore eclettico, ha iniziato una nuova avventura nel mondo dei distillati presentando Gian, un gin dalle note agrumate e floreali, frutto di un lungo studio della ricetta. L’intesa l’ha trovata con The Spiritual Machine, startup nata nel 2017 a Torino e specializzata nella produzione di distillati.
Una nuova sfida professionale che nasce dalla passione dello chef per il bere bene e celebra il piacere di un buon gin tonic che, per chi conosce Morelli, è da sempre il “Gian Tonic”.
Di nuova produzione anche il Mad Gin de La Madernassa ristorante due stelle Michelin guidato da Giuseppe D’Errico e incastonato nella bellezza delle Langhe. Un gin dalle note pure e delicate, ottenuto dalla distillazione di bacche di ginepro ed erbe aromatiche (rosmarino, erba limonina, timo e maggiorana) in prima distillazione, con macerazione a freddo della pera Madernassa successivamente inserita in seconda distillazione.
La collaborazione tra Roberto di Pinto e Flavio Esposito
Ricordi, tradizioni, materie prime d’eccellenza sono i pilastri anche delle due novità di fine pasto firmate da Roberto Di Pinto che, grazie alla collaborazione con il “Bar-Chef” Flavio Esposito, ha creato una versione contemporanea di grande carattere del limoncello e dell’amaro, da gustare nel suo ristorante Sine, in viale Umbria a Milano.
Da un lato un’infusione di pistilli di zafferano con bucce di limone per dare vita a O’Limoncello Milano-Napoli. Dall’altro un amaro dal gusto rotondo, al profumo di erbe della Macchia Mediterranea: Amaro D’‘O Nonno, da gustare a freddo, on the rocks, oppure abbinato a una tonica o a una soda.
a cura di Marco Torcasio
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