In grande crescita nel mondo enologico, finalmente anche in posizioni apicali le donne del vino hanno da anni una loro Associazione che le rappresenta e che ha da poco compiuto 35 anni. Nel nome della cultura e della parità.
Più di mille associate per Le Donne del Vino: produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste.
Una storia di 35 anni appena compiuti, una vitalità che rispecchia la crescita incessante delle donne nel mondo del vino, sempre più numerose. E in posizioni sempre più importanti. Nelle cantine italiane è donna l’80% di chi fa marketing e comunicazione, il 51% del commerciale, il 76% di chi si occupa di enoturismo.
Le consumatrici di vino hanno superato gli uomini (55%) e sono la maggioranza di chi prenota visite ed esperienze in cantina. Ancora: le donne sono il 40% nei banchi di formazione dei Sommelier italiani. Le cose cambiano, ci dicono i numeri. E lo fanno anche grazie al lavoro dell’associazione, che ha recentemente presentato il tema dell’anno in corso, fil rouge di tutti gli eventi organizzati dalle socie nelle varie sezioni regionali: Donne, Vino e Cultura.
Eventi che, come spesso accade, avranno un côté benefico. Grande è l’attenzione contro la violenza sulle donne: durante la scorsa Milano Wine Week è stata organizzata una Masterclass per ricordare la socia siciliana Marisa Leo, tragicamente uccisa dall’ex marito.
Recentemente, la sezione calabrese ha lanciato Korale, un blend creato con i diversi i vini delle produttrici. Un omaggio per chi donerà al Centro Antiviolenza “Roberta Lanzino” di Cosenza.
Un’attenzione all’inclusività che porta le produttrici a essere vere sentinelle del territorio, con grande attenzione alla sostenibilità in vigna. E che ispira anche il prossimo grande evento lombardo previsto per il 9 maggio, “Emozioni a occhi chiusi”. Una degustazione a scopo benefico alla Villa Reale di Monza condotta dal sommelier non vedente Luca Boccoli.
Le Donne del Vino: intervista alla presidente
In concomitanza con Vinitaly 2024, facciamo il punto sul presente e il futuro dell’associazione e del settore con la presidente Daniela Mastroberardino, produttrice campana, amministratore ed export manager di Terredora.
Perché un anno dedicato alla cultura del vino?
Cultura è consapevolezza di sé e del proprio mondo e la scelta di questa tematica ci è sembrata naturale. Il fondamentale ancoraggio per affrontare le complesse sfide di questo nostro presente. “Donne, vino e cultura” racchiude tutti i nostri valori: l’amore per la terra, la salvaguardia del paesaggio, in particolare quello vitivinicolo, un patrimonio culturale da proteggere e tramandare alle future generazioni. Per una tematica così vasta non un evento, ma un fermento di idee, iniziate già nei primi giorni di marzo per la Giornata della Donna.
L’associazione ha da sempre grande attenzione per la parità di genere: anche questo è cultura, cultura d’impresa, cultura della solidarietà. Cosa manca ancora da fare? Su quali direttrici l’associazione si muoverà nei prossimi mesi?
Le Donne del Vino promuovono la figura femminile nella filiera. Un cambio di passo importante per questo settore iniziato nel 1988, quando se ne parlava ancora poco. La parità di genere è, però, ancora una strada lunga e faticosa che stiamo percorrendo, così come la violenza sulle donne si è dimostrata essere un fenomeno talmente traversale che nessuno può chiamarsi fuori. È insieme, infatti, che si sradica la gramigna infestante di una cultura non fondata sul rispetto della persona e si lascia alle generazioni che verranno una società migliore.
È indubbio che il cambiamento nel settore del vino sia in atto e le cose, seppur lentamente, stanno migliorando. È solo questione di tempo, affinché le giovani generazioni di viticoltrici non sentano più pregiudizi?
Non so se sia questione di tempo, so, però, che segnali positivi ce ne sono e stanno contribuendo a migliorare la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro, alla leadership, all’armonizzazione dei tempi di vita. In Italia alcune aziende vitivinicole stanno ottenendo la certificazione per la parità di genere, cosa fino a qualche tempo fa impensabile. Voglio leggere questo segnale come un passo avanti.
a cura di Barbara Sgarzi
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