Le donne chef sono precise e organizzate, eleganti e creative, delicate e leggere. Sanno essere determinate e attente, sanno prendersi cura degli altri, nutrire e coccolare come mamme, ma sanno anche affermare la loro personalità senza timore, eredi di un archetipo di donna e madre cuciniera. Le donne in cucina, specie nel mondo professionale, si devono però scontrare con lo stereotipo del grande cuoco maschio, e rispondono portando nelle cucine di mezzo mondo un tocco sempre unico e inconfondibile.
- A cura di Daniela Guaiti
Chef Stefania Corrado
Si dice che i migliori chef siano uomini: come possiamo sfatare questo mito?
«Secondo me non esistono competizioni tra uomini e donne in cucina: siamo semplicemente diversi nel lavoro, così come probabilmente lo siamo nella vita di tutti i giorni. Avete presente “gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere”? Forse ogni tanto è vero. È innegabile che questo lavoro richieda un impegno anche fisico: in questo gli uomini sono probabilmente avvantaggiati ma in fatto di approccio multitasking, organizzazione e precisone noi donne siamo imbattibili»
Donna in cucina: vantaggio o svantaggio?
«Assolutamente vantaggio, che domande! Siamo creative, organizzate e, checché se ne dica, i maschietti invidiano il nostro palato delicato. Quando mangio piatti di altri riesco ad accorgermi immediatamente se a cucinarli è stato un uomo o una donna. Riusciamo a gestire più problemi simultaneamente e in cucina questo tipo di situazione capita di frequente. I miei collaboratori sono sia uomini che donne, non trovo questa grande disparità. Sono diversi gli approcci ma entrambi validi se adattati alle diverse situazioni che si presentano».
Quali sono i principali ostacoli che ha incontrato nella sua carriera?
«Il fatto di essere donna in un mondo maschile non è semplice, diciamoci la verità. Si tratta di dovere scardinare il pregiudizio per dimostrare di valere».
Quali le maggiori soddisfazioni che ha avuto?
«Sicuramente l’attività di docente mi stimola molto: da quest’anno insegnerò al master di primo livello in Tecnico dei servizi enogastronomici per l’università LUMSA, a Roma e in Sicilia. Altra grande soddisfazione la pubblicazione del mio ultimo libro, La rivoluzione del gusto, con Mondadori».
In quali preparazioni e in quali momenti del suo lavoro può emergere maggiormente la sua femminilità?
«Nella ricerca della leggerezza nel costruire i miei piatti e nel mio approccio organizzato al lavoro».
Chef Teresa Covaceuszach
Ristorante Sale e Pepe – Stregna (UD)
Si dice che i migliori chef siano uomini: come possiamo sfatare questo mito?
«I miti sono sempre difficili… Le donne nelle cucine professionali sono tante, e anche molto brave! Forse meno visibili, meno mediatiche ma non meno brave. E se gli chef migliori sono uomini, è perché si sono ispirati alla nonna o alla mamma. Lo dichiarano appena possibile».
Donna in cucina: vantaggio o svantaggio?
«Vantaggio! Come potrei dire il contrario visto che sto in cucina da 30 anni. Siamo più ordinate… a volte lunatiche, attente agli sprechi, ma molto affidabili!».
Quali sono i principali ostacoli che ha incontrato nella sua carriera?
«Ho sempre amato cucinare, ma non nasco cuoca: sono scappata da una noiosa scrivania e sono entrata in cucina in tempi in cui cucinare non era “di moda”; da autodidatta ho ricercato e studiato. La passione ha mitigato la fatica di essere mamma e lavoratrice. Fare la cuoca è faticoso per le tante ore che si passano in cucina se non si ha la fortuna di poter avere una brigata. La nostra trattoria, il Sale e Pepe, è piccola, 40 coperti circa… Siamo a circa 25 minuti da Cividale: fare l’imprenditore qua è un po’ più dura. I clienti li abbiamo conquistati con il buon cibo, con un ambiente gradevole e con la caparbietà di non cedere alle mode».
Quali le maggiori soddisfazioni che ha avuto?
«Aver fatto conoscere il mio territorio, le Valli del Natisone, attraverso vecchie ricette ripensate, piatti antichi dimenticati: gratifica percepire che anche con una semplice ricetta puoi raccontare la tua terra e la tua cultura».
In quali preparazioni e in quali momenti del suo lavoro può emergere maggiormente la sua femminilità?
«Non saprei rispondere… sento di essere una brava cuoca, lo confermano i nostri ospiti, cucino con amore, amo il mio mestiere e la terra dove vivo… Ma quando vado in altri ristoranti e trattorie dove non so chi è in cucina, se uomo o donna, riconosco quasi sempre la mano femminile. Forse le nostre mani sono più leggere, più delicate. Forse è atavico, è nel nostro DNA, nutrire, coccolare dare felicità anche con un piatto».
Chef Simona Benetti
Ristorante Battipalo – Lesa (NO)
Si dice che i migliori chef siano uomini: come possiamo sfatare questo mito?
«Si tratta solo di statistica, per questo si parla sempre degli chef come uomini, sono di più in cucina. Ma non bisogna dimenticare che spesso dietro a un bravo chef c’è una compagna che gli cura le pubbliche relazioni o una brava nonna che lo ha ispirato».
Quali sono i principali ostacoli che ha incontrato nella sua carriera?
«Non ci sono stati ostacoli particolari, ma la donna ha un modo totalmente diverso di approcciarsi alla cucina: una donna chef ha cura in primis dei propri clienti che tratta come familiari, l’uomo chef invece sente molto la competizione».
Quali le maggiori soddisfazioni che ha avuto?
«Lavorare con lo stesso team di persone da anni con armonia».
In quali preparazioni e in quali momenti del suo lavoro può emergere maggiormente la sua femminilità?
«Nei brodi: rappresentano il modo con cui si prendevano cura di me da piccola e il modo con cui ora mi prendo cura degli altri».
Pastry Chef Loretta Fanella
Ristorante Borgo San Jacopo dell’Hotel Lungarno di Firenze
Si dice che i migliori chef siano uomini: come possiamo sfatare questo mito?
«Purtroppo è una convinzione molto difficile da sradicare, anche se negli ultimi tempi, grazie alla presenza sempre più viva di chef donne sia all’estero e finalmente anche in Italia, si inizia a respirare un certo cambiamento. La figura della donna in cucina, indistintamente dal ruolo ricoperto, è molto presente in tutto il nostro Paese, senza poi dimenticare che l’immagine della mamma e della nonna ai fornelli è un archetipo nella nostra cultura. Purtroppo non è sempre facile poter conciliare gli impegni familiari con i ritmi e gli orari imposti dal nostro lavoro, ma io sono l’esempio che volere è potere!».
Donna in cucina: vantaggio o svantaggio?
«La mano femminile nei piatti è estremamente riconoscibile: la leggerezza, la pulizia, l’eleganza la fanno da padrone. La donna quando fa da mangiare ha quel quid in più, quell’attenzione, che ha proprio a che fare con il senso materno e la cura nella preparazione del cibo per chi si ama».
Quali sono i principali ostacoli che ha incontrato nella sua carriera?
«A essere sincera io sono stata sempre molto fortunata nell’incontrare persone che hanno creduto in me e che mi hanno seguita: ho sempre avuto l’opportunità di dimostrare la mia forza, la mia serietà e la mia passione, e questo ha giocato a mio favore. Ricordo però che quando sono arrivata da Cracco 15 anni fa, ed ero praticamente una bambina, pochi avrebbero scommesso su di me; così come successe nelle cucine de El Bulli: quando mi videro arrivare il primo giorno in cucina, gli chef – me l’hanno confessato dopo tempo – erano pronti a giurare che non sarei durata nemmeno una settimana… poi sono passati 4 anni!».
Quali le maggiori soddisfazioni che ha avuto?
«Sicuramente dirigere la pasticceria del ristorante più famoso, più premiato, più importante che è esistito nella nostra epoca, ed essere ancora ricordata per il mio lavoro».
In quali preparazioni e in quali momenti del suo lavoro può emergere maggiormente la sua femminilità?
«Nella composizione dei Dessert al Piatto… sono la mia passione più grande ed il mio cavallo di battaglia».
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