Lezzeno sorge nel punto in cui il Lago di Como allarga il proprio orizzonte da una sponda all’altra.
Conta poco più di duemila anime e da Como ci si arriva via terra grazie alla provinciale Lariana.
Una strada che disegna una V rovesciata, sale lungo la costa orientale del lago per ridiscendere lungo quella occidentale fino a Lecco; scorci panoramici unici, non sentirete la mancanza delle curve. A Lezzeno sorge il Filario Hotel & Residences, struttura ricettiva contemporanea che integra nel paesaggio del lago un ambiente di design che si rifà allo stile del razionalismo.
Il percorso più pittoresco per raggiungere il paese e l’hotel rimane però quello sul lago, in traghetto, oppure, preventivando un importante esborso, in taxi boat.
Quella privata sul lago è l’esperienza che consente di avere anche un Cicerone a bordo che, oltre a condurre il taxi, tira le fila di un racconto che si svolge man mano che scorrono davanti agli occhi le abitazioni affacciate sul lago.
Da Como, lasciata alle spalle Electric Life (l’avveniristica opera di Daniel Libeskind sul bacino del Lago, omaggio ad Alessandro Volta) lo sguardo si posa estasiato su ville che parlano degli splendori di epoche passate: casa Savoia e forme di ospitalità d’altri tempi come a Villa d’Este o ancora il glamour contemporaneo con le ville di George Clooney.
Quando incrociate cantieri navali e officine per la manutenzione di motoscafi Riva, allora il Filario non è lontano.
Dalla barca all’hotel il contapassi arriva a malapena a contarne dieci: il lago letteralmente lambisce il Bar e la struttura. Da quest’anno lettini per prendere il sole e cocktail rinfrescanti rappresentano la novità della spiaggia, che sfrutta appieno la posizione pieds dans l’eau. Yeast Side è il nome del nuovo beach bar, scritto proprio così (come lievito in inglese).
Qui infatti oltre ai cocktail si possono gustare pizze ma il nome richiama anche la posizione dell’hotel, a est appunto.
Alessandro Sironi è il trentenne general manager della struttura.
Se a breve distanza da qui sorge una delle mete turistiche più gettonate del lago, Bellagio, la perla del Lago di Como, Lezzeno da parte sua negli ultimi anni esprime forti ambizioni turistiche, ci racconta il padrone di casa accogliendoci sulla banchina di attracco delle barche. Ambizioni frutto anche della necessità di riconvertire un’economia industriale e manifatturiera in crisi.
Per farlo non occorre inventarsi nulla, in fondo, ma riscoprire e valorizzare quel che c’è già e farlo conoscere al pubblico, un traguardo comunque impegnativo.
L’affaccio naturale di Lezzeno sul centro Lago ad esempio, con l’ampia vista ingiustamente poco valorizzata in passato.
Al posto dell’hotel, aperto cinque anni fa, qui c’era una fabbrica di filo di ferro.
Negli ambienti comuni alcune stampe ritraggono il museo della seta: fili di ferro e fili di seta, Filario non è evidentemente un nome scelto a caso.
Quella del Lago di Como è un’industria del turismo esclusivo e all’insegna della classicità, al Filario si è voluto realizzare qualcosa di nuovo e contemporaneo, sempre con la vista del lago di fronte.
Da queste parti la clientela è sempre stata eterogenea ma sopratutto straniera, inglesi un tempo, oggi americani ma non solo. E gli italiani? Scherzando, ma non troppo, Sironi ci rivela che gli italiani che in cinque anni hanno soggiornato al Filario se li ricorda per nome.
L’hotel ha un’apertura stagionale da marzo a inizio novembre, negli altri mesi sole e luce si fanno vedere poco da questa parte del lago.
Uno dei punti di forza di una struttura ricettiva è sicuramente rappresentato dalla ristorazione.
Al Filario il ristorante Filo è guidato da tre anni dallo chef Alessandro Parisi.
Napoletano e under 30, anni che possono sembrare pochi ma misurati con i tempi di uno chef rappresentano già un bel bagaglio di esperienze in cucina. Classico percorso il suo: istituto alberghiero, esperienze all’estero e ritorno a casa. Prima a Napoli e poi in diverse situazioni lavorative, fino all’approdo lacustre del Filario.
La sua cucina attinge a piene mani e senza distinzioni dalla cucina italiana nel suo insieme, come sommatoria di cucine regionali, ognuna con una propria forte identità. Rifuggendo le due tentazioni più facili nel suo caso: trapiantare la Campania sul Lago di Como, oppure concentrarsi esclusivamente sulla cucina locale.
Qui l’impostazione non è locale a tutti i costi.
Se è vero che gli amuse bouche sono un compendio dell’idea di cucina di uno chef, gli intenti di Parisi sembrano ben chiari fin dall’inizio: ad esempio con la lingua cotta a bassa temperatura, panata, con cipollla di Tropea, adagiata su un sasso del Lago di Como
Nord e sud in un solo boccone, dove persino le “stoviglie” parlano di una cucina che non vuole essere locale per forza, senza però rinnegare il contesto attorno.
Anche nellle portate in carta il tema che Alessandro Parisi segue è quello del Grand Tour gastronomico, alla ricerca del buono in ogni Regione dello Stivale.
Notevole il carpaccio di capesante venete, corallo emulsionato, nocciola delle Langhe, tartufo nero e prezzemolo croccante, piatto terminato al tavolo con un burro nocciola. O ancora lo spaghettone Felicetti con spuma di ricci di mare, mantecato con aglio nero di Voghiera.
Un’idea di tradizione che non è il ripetitivo gesto meccanico del fare ciò che è sempre stato fatto, ma il recupero di ciò che di buono il passato ci ha lasciato in eredità
Mettendo da parte facili e spesso vani protagonismi, consapevoli dellle proprie capacità esecutive.
Persino la ciotola dell’olio, nella quale intingere il pane, qui è doppia: olio toscano da una parte, pugliese dall’altra. Un olio solo non basta, come per tanti altri prodotti a volte è impossibile ridursi a una sola scelta davanti a una varietà gastronomica pressoché infinita come quella italiana.
Gli appuntamenti gastronomici di una giornata trascorsa in un hotel non contano solo la cena.
Uno dei momenti indicativi è quello della colazione: varietà, quantità, qualità, tutti metri di giudizio presi in considerazione da chi soggiorna in strutture curate come il Filario.
La questione potrebbe sembrare di facile risoluzione per il pasto al momento del risveglio, lo è meno con una clientela internazionale e spesso esigente.
Partita Italiana al 100%, l’offerta della colazione ha poi dovuto in parte ‘capitolare’, concedendosi al gusto internazionale come le uova a colazione ad esempio.
Qualche forma di ‘resistenza italica’ però ancora la rivendicano orgogliosamente: non chiedetegli l’avocado, l’avocado proprio no.
Il cliente ha sempre ragione, o meglio, quasi sempre.
a cura di Roberto Magro
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere