Attesa e speranza; unione, rete e uguaglianza per ripartire dopo un periodo che sarà cruciale: perché, finito tutto, più che ricominciare servirà reinventare il mondo che abbiamo avuto modo di immaginare (e desiderare) in questa clausura #ilFoodResiste
Le parole di Roberto Lestani, Presidente FIPGC – Federazione Internazionale Pasticceri, Gelatieri e Cioccolatieri – sono oggi meno legate alla pasticceria e più all’uomo, che può cogliere questa occasione per recuperare valori, priorità e rapporti umani andati persi negli ultimi tempi.
Che iniziative avete preso o state prendendo in Federazione per l’emergenza coronavirus?
Noi ci stiamo attenendo a quello che dicono le istituzioni e alle linee guida del Governo, lanciando anche più volte la campagna #iorestoacasa sui nostri social, sia come federazione sia postando le immagini dei singoli professionisti con il medesimo hashtag. Crediamo che, in questo momento, il governo più di noi sappia cosa fare e penso sia giusto innanzitutto tutelare la salute.
In seconda battuta abbiamo fatto una donazione alla Protezione Civile, principalmente perché ci sentivamo di farlo, ma anche per sensibilizzare il comparto.
Che tipo di supporto fornite agli associati e in generale alla categoria?
Oltre ad essere, anche in questo frangente, un punto di riferimento costante, non abbiamo smesso di sentirci. Restiamo sempre in contatto, anche con le delegazioni estere, tra cui una in Cina. Al momento, ovviamente, è tutto bloccato o spostato, quindi più che altro è un contatto a livello personale. Noi lavoriamo anche con istituti Alberghieri e con i Ministeri, con cui avevamo progetti, iniziative che contavano già un buon numero di iscrizioni. Ora attendiamo le disposizioni che, volta per volta, ci diranno come fare e quando riprendere con tutte le nostre attività.
Come può il singolo pasticcere affrontare un momento come questo?
Io penso che la ricetta non l’abbia nessuno: credo che nella storia dell’uomo, ciclicamente, ci siano da sempre periodi di luce e di buio, alti e bassi, crisi dei mercati. Ora è il momento di stare a casa e “staccare la spina” per capire che non siamo creatori, ma creature. Tutti, pasticceri o no, siamo nella stessa situazione e serve aggrapparsi alle cose importanti.
Un momento di riflessione quindi, più che di azione?
Esattamente, un momento anche di calma, speranza e umiltà. Tutto questo ha un senso e tocca tutto il mondo; dobbiamo ridimensionarci e non perdere la testa: io personalmente, da credente, mi affido alla preghiera e alla fede.
Che scenario vi aspettate quando i blocchi finiranno: tornerà tutto come prima?
Niente tornerà come prima: questa emergenza distruggerà l’ego di molte persone e ognuno guarderà gli altri in modo diverso. Penso si instaureranno nuovi rapporti, anche dal punto di vista professionale, e mi auguro che ne usciremo migliori: senza più combattimenti, ma insieme. Non ci sono ricette segrete, tranne guardare le persone sotto un altro punto di vista e iniziare a collaborare. Quando usciremo dalle nostre case, sicuramente saremo tutti più umani, perché l’esaltazione dell’individuo è destinata a cadere di fronte alla situazione che stiamo vivendo.
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