La Guida Espresso 2022 secondo Licia Granello nella sua rubrica L'ALFABETO DI ELLEGÌ.
Quella andata in onda martedì mattina al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, in occasione della presentazione della Guida Espresso 2022. Tutta o quasi la crème de la crème gastronomica riunita sul palco a celebrare la fine dell’emergenza Covid e il recupero di quel filo rosso che lega i protagonisti dell’alta ristorazione italiana.
Il dopo-pandemia ha trasformato la ritrovata normalità in benedizione. Esattamente come al Vinitaly, facce e saluti sono stati così ispirati e numerosi da far apprezzare la forma prima ancora del contenuto. Ri-trovarsi è stato più importante perfino delle novità della guida diretta da Enzo Vizzari, focalizzate sull’accesso all’olimpo dei cinque cappelli di cinque ristoranti, tra new entry – Argine, Hisa Franko, Tana Gourmet, Kresios – e grandi ritorni (Cracco). Un totale di diciotto indirizzi pressoché imperdibili per gli appassionati della cucina d’autore, con i Soliti Noti a dominare la classifica e un piccolo drappello di emergenti, bravi a resistere nei due faticosi anni precedenti a incalzarli, pur a debita distanza.
I duemila locali selezionati dalla guida, meno dell’1% del totale dell’offerta nazionale, testimoniano il livello ormai consolidato di buona ristorazione, estesa dalle pizzerie alle cucine del mondo.
Ma il punto ormai non è più lo stupore per quanto siamo bravi, quanto piuttosto la direzione da prendere a livello di movimento gastronomico: ristoratori, maestranze e addetti ai lavori, che non hanno mai davvero fatto gruppo. Si tratta di una mancanza endemica di visione comune (difetto molto italiano), che ieri ci penalizzava solo rispetto alla Francia e oggi ci fa faticare – almeno a livello di visibilità – anche con Spagna e Nord Europa.
Le parole d’ordine non sono più nuove: etica, consapevolezza, parità di genere, ecocompatibilità. Ma anche rispetto dei differenti approcci: alto e basso, contemporaneo e avanguardista, super cool e super semplice. Senza bisogno per i più giovani di essere ossessionati da una comunicazione sempre più aggressiva come unica chiave di successo o di avvertire come un limite la verità nel piatto teorizzata (e praticata) da Gualtiero Marchesi.
Anche per la critica gastronomica (e per le guide che ne sono l’espressione più codificata) è venuto il momento di ripensarsi. Per quanto riguarda L’Espresso, che ha appena cambiato proprietà, sarà un passo obbligato. Assegnare il premio per la miglior sala alla Francescana o quello della migliore direzione di sala a Mariella Cedroni è inoppugnabile. Stiamo parlando di eccellenze assolute. Ma dobbiamo chiederci quanto serva. Ci sarà da discuterne assai, di qui alle guide che verranno.
a cura di Licia Granello
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