C’era una volta un morso di paradiso annidato nella collina sopra Sorrento, con tanto di dependance agricola adagiata sul promontorio che divide il golfo di Napoli da quello di Salerno. A distanza di mezzo secolo, il morso è diventato un intero e la dependance si è ulteriormente impreziosita.
Questo è molto altro è il Don Alfonso di Sant’Agata sui due golfi, che ha riaperto i battenti dopo un anno abbondante di lavori. Una vera rivoluzione strutturale che l’ha totalmente squadernato, salvo ricostruirlo quasi per intero (ma solo visivamente). Cambiare tutto perché quello che conta non cambi. Al contrario, per offrire ancora più godimento, cura e bellezza, che sono poi le coordinate della famiglia Iaccarino.
Il grande cambiamento di Don Alfonso 1890
Andiamo con ordine. A fine della stagione 2022, a mo’ di regalo per i 50 anni del ristorante, Alfonso, Ernesto, Livia e Mario Iaccarino – in rigoroso ordine alfabetico – decidono di affrontare una grande ristrutturazione di cose e pensieri. Cose nel senso della struttura, letteralmente ribaltata in termini di ecosostenibilità, dai materiali alle pratiche, passando per produzione dei rifiuti, consumi idrici ed energetici, qualità dell’aria.
Un’opera monumentale, che ha coinvolto architetti e imprese edili, artigiani e designers. Traguardo: zero emissioni, zero rifiuti e virtuosa gestione delle acque, in linea con gli obbiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030 dell’ONU e con le direttive europee. Il tutto, dando attenzione ai dettagli più minuti, dalla scelta delle vernici atossiche al vuoto a rendere in collaborazione con le aziende vinicole campane, dai set di cortesia eco-sostenibili, con involucri 100% riciclabili all’adeguamento del parco-macchine (scegliendo l’elettrico).
La “casa” della famiglia Iaccarino
Poi c’è il pensiero. Che riguarda la famiglia Iaccarino in senso quanto mai allargato, a partire dai quattro piccoli Iaccarino (due figli ciascuno allietano le vite di Ernesto e Mario) per arrivare alla pletora di collaboratori, la gran parte dei quali ha sposato la causa del Don Alfonso moltissimi anni fa, diventando uno dei valori aggiunti della struttura.
Per grandi e piccini, proprietarie e dipendenti, il Don Alfonso è stato reimmaginato con meno tavoli, meno servizi e solo otto camere, soluzione che garantisce tempi di vita più morbidi e agevoli per tutti. Dulcis in fundo, il progetto di un’accademia dedicata alla formazione sulla sostenibilità ambientale in cucina, per sensibilizzare i giovani cuochi sui tema della consapevolezza e della conoscenza.
Certo, anche l’occhio vuole la sua parte, per non parlare del palato… Dal punto di vista meramente visivo, la cromaticità della struttura è stata preservata, con il rosa – più tenue del precedente – a dominare. In sala, un gioco di specchi dilata magnificamente gli spazi e permette di arrivare con uno sguardo alla cucina come alla sala del tavolo imperiale. Il giardino è stato raddoppiato grazie alla scomparsa del parcheggio (completamente interrato) e l’aggiunta di dettagli preziosi, ma non gratuiti, figli della tradizione mediterranea.
La cucina stellata di Ernesto Iaccarino
Last but not least (assolutamente no!), la cucina, dove Ernesto Iaccarino – fatta pace con l’ombra di un padre geniale e ingombrante – continua la lotta personale con se stesso per proporre piatti sempre più golosi, ma allo stesso tempo sani e identitari. Un supporto robustissimo gli arriva da Punta Campanella, la dependance agricola di stretta pratica biodinamica che si sporge sul mare di Capri, organizzata e gestita in modo encomiabile e appassionato da Alfonso: frutta, verdura ed extravergine sono sempre di più protagonisti dei piatti, con tanto di menù vegetariano dedicato. Qui trovate fra gli altri la tartelletta di zucchine, il cannolo di peperoni e l’Orto con gelato al rafano, creazioni che non fanno rimpiangere il più carnale dei piatti per onnivori.
Ma gli irriducibili di carne&pesce troveranno pane – e non solo – per i loro denti nei menù Tradizione e Degustazione: provare per credere la ventresca di tonno alla puttanesca o il filetto di manzo beneventano in crosta di pane e guanciale. In quanto ai dolci, voto alto per il limone in tre consistenze, come una passeggiata sotto il limoneto di Punta Campanella.
Difficile trovare un luogo più conseguente alla personalità dei proprietari, che lottano da una vita per proteggere la natura e regalare emozioni ai propri ospiti (non chiamateli clienti).
La Laurea Honoris Causa in Laurea magistrale honoris causa in Scienze dell’educazione degli adulti e della formazione continua che il Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli consegnerà ad Alfonso il prossimo 24 giugno è solo l’ultima goccia di bellezza, premio meritatissimo per la famiglia-simbolo dell’alta ristorazione del Sud. Chapeau!
a cura di Licia Granello
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere