Venezia e la laguna sono una inesauribile fonte di meraviglia. Così, un’isola artificiale, realizzata nel 1870 con i materiali di risulta della costruzione del porto di Santa Marta, da deposito di combustibile può trasformarsi in giardino e il suo dopolavoro può diventare un grande ristorante.
Sacca Sessola, il nome con cui i veneziani chiamano l’Isola delle Rose, ha una storia interessante. Destinata brevemente a deposito di combustibile, grazie alla sua posizione e al microclima particolarmente favorevole, fu convertita a usi agricoli per la coltivazione di verdure, uva e olive. Gli ex magazzini divennero dapprima strutture per accogliere i convalescenti e poi un vero e proprio ospedale. Dalla cura del corpo a quella dello spirito il passo non è stato così lungo: dal 2015 l’isola è di proprietà del gruppo JW Marriott e, dopo una spettacolare ristrutturazione, è diventata un resort a 5 stelle a dieci minuti di barca da Piazza San Marco.
Siamo stati pochi giorni fa a Agli Amici Dopolavoro, il ristorante fine dining del resort (aperto da marzo a ottobre), ospiti di Emanuele e Michela Scarello, di Agli Amici 1887 di Udine, che lo dirigono dal 2023. “Agli Amici Dopolavoro è un piccolo ristorante con un grande orto nella laguna di Venezia,” commenta lo chef Emanuele Scarello.
Non a caso, visto che l’orto e la laguna sono i protagonisti assoluti della cucina del Dopolavoro. Due sono i percorsi degustazione proposti per la stagione estiva: Giardino delle Rose e LagunAmare, il primo di base vegetale e il secondo incentrato sul mare che circonda l’isola.
Per una scelta precisa dello chef, tutto il pesce utilizzato è rigorosamente pescato nella laguna di Venezia, come la sogliola, la mazzancolla, la seppiola e la moleca, seguendo la stagionalità dei prodotti, locali e selvatici, e la collaborazione con i pescatori del luogo, in un’ottica di sostenibilità, circolarità e dialogo con il territorio circostante.
Dall’orto e dal magnifico frutteto arrivano, invece, le proposte botaniche estive del menù, come zucchine, piselli, melanzane, cetrioli, pomodori, erbe spontanee, angurie, ribes bianco e fragole, ciliegie e fichi.
Abbiamo assaggiato il menu di pesce e abbiamo amato molto la seppia alla brace con levistico, pur apprezzando la grande armonia di sapori in tutto il percorso. I piatti sono un’evoluzione contemporanea dell’impronta di chef Scarello e si armonizzano perfettamente con l’ambiente naturale che circonda il ristorante.
Ci ha sorpreso piacevolmente la chiara divisione dei ruoli tra cucina e pasticceria, con un gran lavoro sui dolci della ristorazione, aggiornati secondo le più moderne tendenze.
Una menzione particolare va al servizio, curato in ogni dettaglio, soprattutto quello del pane, fatto in casa e tagliato davanti all’ospite, e al wine pairing, che testimonia il lavoro attento e certosino della sommelier Michela Scarello.
Abbiamo trovato molto interessante il lavoro di Emanuele e Michela in questa ‘casa lontano da casa’ che è il Dopolavoro. Si percepisce una grande attenzione alla squadra, con parte del personale che lavora con la famiglia Scarello da diversi anni e si respira un calore non scontato per una consulenza.
Quella del Dopolavoro è un’ospitalità con l’anima, che fa sentire ciascuno a casa
a cura di Federico Lorefice
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere