È lì, dove c’è l’olmo. Radice, seme e pianta. Con i piedi ben saldi per terra e i rami rivolti al cielo. Simbolo del paese: San Pietro all’Olmo, per l’appunto. Sì, il nuovo D’O di Davide Oldani sorge vicino all’albero-emblema della frazione di Cornaredo, nonché alla Foresta Rossa dell’artista Velasco Vitali, pronta a ritrarre in ferro e lamiera dieci piccoli alberi allineati sui due sentieri che corrono lungo le direttrici di Piazza della Chiesa.
Una casa nuova, nuovissima, a pochi passi da quella che per anni è stata la roccaforte stellata dello chef. “Ho voluto ingrandirmi in senso fisico, di metrature intendo, anche se non era questo lo scopo principale”, spiega Davide. “L’ho fatto con l’obiettivo di realizzare una cucina più grande, capace di evolvere, di confrontarsi con altre cucine nel nostro Paese e anche fuori; e nello stesso tempo per razionalizzare gli spazi e rendere tutto più funzionale oltre che, naturalmente, confortevole ed esteticamente gradevole”. Della serie, un piccolo spostamento per un’evoluzione all'insegna dell’essenzialità, della semplicità e della circolarità. Che da sempre caratterizza l’Oldani style.
Il risultato è un ristorante su due piani, scandito da cucina, tinello, soggiorno, salotto, galleria, veranda, cantina e studio. Una casa-laboratorio, dove cucinare, studiare, sperimentare. Un luogo in continua crescita e mutamento, capace persino di un perenne movimento fra dentro e fuori. Fieri di fondersi e confondersi, grazie a una vetrata coperta da una pensilina affacciata sulla piazza. Nel segno della massima apertura al mondo e agli ospiti. Tant’è che persino le barriere fra chef e commensali, cucina e sala da pranzo sono abbattute. Per un’esperienza a tutto tondo.
E non finisce qui. Se il progetto architettonico degli interni porta la firma di Piero Lissoni (insieme a Stefano Castelli e a David Lopez Quincoces), è stato Davide stesso a disegnare tavoli e sedie. In un ideale continuum col menu.
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