L’Hotel Hassler di Roma, con la sua spettacolare posizione, sulla sommità della scalinata di Trinità dei Monti, non ha certamente bisogno di presentazioni.
Si riconferma una tappa di alto livello, con un team che fa dialogare figure con una grande esperienza professionale e nuove generazioni, a partire dallo chef Andrea Antonini.
Roberto Wirth, il patron di origini svizzere mancato prematuramente un anno fa, aveva abbracciato la grande tradizione romana dell’accoglienza alberghiera, riuscendo negli anni a rendere l’Hotel Hassler, un punto di riferimento mondiale.
Durante la mia ultima visita ho apprezzato il consueto servizio impeccabile e alcune interessanti novità, come la colazione rivista in chiave moderna e la nuova e spettacolare cantina su due piani, che ha acquisito la collezione personale di Wirth. Fa piacere notare che anche una struttura così blasonata non si accontenti del proprio passato ma voglia rinnovarsi e migliorare costantemente.
Il ristorante Imàgo
Imàgo è il ristorante fine dining dell’hotel, guidato con personalità da Andrea Antonini dal 2019. Il suo team, (quasi esclusivamente maschile, va detto), appare molto affiatato e da pochissimo ha una nuova freccia al proprio arco: il pastry chef Luca Villa, che approda a Roma dopo le prestigiose collaborazioni con i fratelli Cerea e con Jordi Roca. Chef Antonini è convinto che la pasticceria sia fondamentale per un ristorante di fine dining e che occorra investire in un pastry chef di livello, trovando pieno accordo d parte della famiglia Wirth.
Andrea Antonini ha trentadue anni, un giovane uomo cui non difettano preparazione, ambizione e creatività. Da Imàgo siamo al menu numero 9 dell’era Antonini e la voce dello chef mi pare sempre più riconoscibile. Parla in romanesco per ricette e materie prime (“i clienti stranieri si aspettano una cucina del territorio”, racconta) e spagnolo per tecnica e percorso di vita.
Il nuovo menu propone tutti piatti inediti, giocosi ma eleganti, secondo la filosofia cara ad Andrea. Ho trovato degni di nota Misto Mare Imàgo 9 e R-omelette (con il gioco di parole che allude alla romanità della crema di carbonara), Ravioli di granchio, pancetta, limone e mandorle e, tra i dolci, Rosa, panna e fragoline, con una leggiadra rosa di petali di meringa montati uno per volta.
Il servizio del pane ha avuto un’evoluzione positiva, forse anche per merito delle nuove energie infuse da Andrea Carbonaro e una particolare attenzione è posta ai carboidrati.
Anche da Imàgo si assiste al grande ritorno del servizio al guéridon, a cura dello chef in prima persona o del personale di sala, che regala un’attenzione in più al cliente. Non si può dimenticare il carrello dei formaggi, che si arricchisce stagione dopo stagione – seguito da quello dei dolci, riletti da Luca Villa in chiave leggera e con un occhio minuzioso alla valorizzazione di ogni ingrediente.
Dalla nuova cantina a vista spuntano meraviglie, spesso internazionali e di nicchia, rendendo il wine pairing memorabile. Ho trovato molto piacevole la proposta di un drink composto di brodo di verdure e vermouth rosso di uve Frappato e Nero d’Avola.
A ogni nuovo menu appare chiaro il percorso di crescita che Andrea Antonini ha intrapreso, come man mano risulta sempre più riconoscibile e originale l’etica ed estetica di ogni piatto.
Sono certo che Imàgo 10 riserverà non poche sorprese.
a cura di Federico Lorefice
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