(a cura di Anna Prandoni)
Se durante le vacanze natalizie avete intenzione di fare un viaggio a Parigi, potrebbe essere l’occasione per conoscere i tanti talenti italiani che lì hanno trovato casa.
Perché la città della Senna ha scoperto nel nostro Paese un bacino intrigante di creatività e bravura, e ha dato a molti italiani l’occasione di mostrarsi e di rivelarsi.
A cominciare da Passerini, ormai un’istituzione della città che ha costruito una doppietta gastronomica, ristorante e pastificio, e dispensa ai parigini la cucina italiana più contemporanea e la sua pasta fresca agli appassionati e a tanti ristoranti che colgono nel suo laboratorio l’essenza dell’italianità.
Tra chi ha scelto Passerini c’è persino Monsieur Ducasse, che serve i suoi prodotti nel bistrot Champeau a Les Halles e lo segnala in menu, con tanto di nome e cognome. Una vittoria autentica, perché significa che il nome del nostro è vincente e identificativo di qualità e di bontà.
Nel suo ristorante a Bastille, una delle zone più cool della città in questo momento, Giovanni propone una cucina solida, di struttura e contemporanea nel senso più autentico del termine. Non lasciandosi condizionare dal voler essere piacione a tutti i costi, Passerini ha deciso di fare il suo percorso e di non cedere alle lusinghe dell’italianità più scontata.
Guarda caso, la sua scelta paga.
Come sta pagando la scelta di due ragazzi veneti, Fabrizio Lamantia e Mirko Favalli, che nel ventesimo arrondissement, anche questo in grande fermento, hanno aperto Da Rock: scegliendo però una strada completamente diversa.
Dopo varie esperienze in tanti locali stellati, i due decidono di creare il loro ristorante e scelgono di farlo giocando una partita difficile. Cucinare francese, da italiani. Il loro menu, semplice e corto, diventa quindi un concentrato di piatti francesi con qualche incursione italiana, invece di un più consueto viceversa.
La clientela locale apprezza, la tecnica non manca. Il successo è sentire i commenti entusiastici dei clienti abituali, mentre assaporano il loro pot au feu.
Un altro indirizzo da segnare in agenda è l’Osteria Ferrara: Fabrizio Ferrara, dalla Sicilia a Milano, inizia la sua carriera da Sadler e si forma nelle cucine del Plaza Athenée, al Relais Plaza. L’imprinting non lo abbandona quando decide di aprire il suo primo ristorante parigino, Caffè dei Cioppi, e quando raffina la sua proposta gastronomica nell’attuale Osteria Ferrara, un concentrato di ottima cucina italiana con una maestria e una tecnica che devono molto alla Francia.
Scostante e altero, con un animo nobile, il cuoco italiano è apprezzatissimo per i suoi classici, che riportano dalla ville lumière direttamente allo stivale.
Per gli appassionati enologi anche i vini italiani hanno una casa tutta nuova, che diventerà sicuramente un tempio: è la nuova avventura firmata RAP, la celeberrima insegna di Alessandra Pierini che da anni rappresenta l’Italia gastronomica a Parigi.
Colta e raffinata, Alessandra è una vera e propria bibbia dei prodotti del nostro Paese, che cerca con rigore nei suoi frequenti viaggi e riporta nella sua bellissima épicerie appena sotto il Sacre Coeur, meta privilegiata dei gourmet parigini e dei tanti connazionali che vivono lì.
Inarrestabile, la Pierini partecipa a trasmissioni televisive e radio, scrive libri, e colleziona il meglio dell’Italia del gusto con costanza e determinazione, e a volte da lei si possono scovare delizie che qui da noi facciamo fatica a trovare.
Ma c’è un’altra figura che a Parigi è l’equivalente dell’Italia del cibo, e si chiama Filippo Giarolo: un sapiente talent scout del meglio dell’Italia che porta in città produttori sconosciuti e li fa interpretare dagli chef francesi, facendoli diventare icone del nostro made in Italy.
La sua ricerca è puntuale, la sua conoscenza della rete gastronomica cittadina impeccabile: se cercate una novità, se volete un’informazione di prima mano sui movimenti degli chef è con lui che dovete parlare.
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere