Un compleanno importante per la casa trentina Cesarini Sforza, che ha festeggiato il mezzo secolo con la release di un millesimato che sfida il tempo.
Nasce così da Cesarini Sforza la riserva Aquila Reale del 2004, in sole 1200 bottiglie.
Pionieri del Trentodoc
Tra i pionieri del Trentodoc, Cesarini Sforza nasce nel 1974 grazie alla visione di un gruppo di imprenditori trentini, tra i quali spicca il Conte Lamberto Cesarini Sforza, che diede il nome all’azienda. E proprio l’aquila, che spicca nelle sue etichette e dà il nome alla Riserva più preziosa, è il simbolo della casata, ma anche della città di Trento.
“Da 50 anni Cesarini Sforza interpreta l’unicità del Trentodoc. I nostri spumanti raccontano l’eccellenza di un territorio unico; crediamo fortemente nel connubio tra la tradizione e l’esperienza, perché 50 anni hanno scritto il nostro passato, ma anche posto le basi per il futuro di un’azienda solida”, riassume Enrico Zanoni, Direttore Generale di Cesarini Sforza.
La storia e il terroir
L’idea di selezionare le migliori uve Chardonnay dalle zone più vocate del trentino, ancora oggi le uniche componenti della Riserva Aquila Reale, nasce già nella metà degli anni 70; il primo spumante Blanc de Blancs Metodo Classico è del 1976, mentre il primo rosé con uve Pinot Nero è di nove anni dopo. Aquila Reale nasce del 1986 con un progetto chiaro: solo uve Chardonnay coltivate sopra i 500 metri sul livello del mare, in quella Val di Cembra estremamente vocata per la spumantistica.
Territorio incantato di viti dalle pendenze vertiginose, segnato dall’”oro rosso”, il porfido, le cui cave ancora occhieggiano alle pendici dei monti, culla della viticoltura eroica di montagna dove i muretti a secco – se ne contano 708 chilometri in totale – da lontano sembrano deliziosi merletti che tengono insieme il territorio. Le vigne di Cesarini Sforza sono in grande parte qui, tra i 300 e i 600 metri di altitudine, asciugati dai venti che arrivano dalla Valle dei Laghi, come l’Ora del Garda, su terreni prevalentemente sabbiosi di origine porfirica.
È nel 2001 però che l’Aquila Reale mette la livrea di oggi, diventando un Cru. Da quel momento, le uve saranno solo quelle di un unico vigneto, quello, bellissimo, con le dolomiti sullo sfondo, del Maso Sette Fontane in Valle di Cembra, fin dal 1700 dedito alla produzione di uve pregiate.
Con l’acquisizione della casa spumantistica da parte di Cavit, nel 2019, inizia l’era dell’innovazione tecnologica. Macchinari all’avanguardia in vigna e in cantina, come racconta il Responsabile di Produzione Andrea Buccella, e a breve un impianto fotovoltaico per l’attenzione alla sostenibilità ambientale.
La capsule collection 2004 di Cesarini Sforza
L’Aquila Reale Riserva 2004 è un simbolo del passato che si fa futuro per pochi. Sono solo 1.200 le bottiglie messe in commercio per questa che rubando il lessico alla moda, è una vera e propria capsule collection. E probabilmente, come ha ventilato Buccella, non sarà il primo esperimento di annate con più di dieci anni sui lieviti, gelosamente conservate in cantina, che verranno via via sboccate e svelate negli anni.
Il dégorgement della 2004 è recentissimo, un mese o poco più prima dell’assaggio; spumante figlio di un’annata segnata da un inverno piovoso a cui è seguito un clima mite, e vendemmiato nella prima decade di settembre. Il vino è stato in parte affinato in carati di legno, poi ha riposato per 228 mesi in affinamento sur lies. Il colore è oro antico, la complessità olfattiva è notevole, tra agrume candito, crosta di pane e frutta secca; permane, nonostante gli anni, una bella acidità.
a cura di Barbara Sgarzi
Il Sommelier Contemporaneo
Andrea Grignaffini
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