Può un’azienda di tradizione sposare la grande tecnologia e cambiare la sua storia?
Alla Melandri Guadezio ci stanno riuscendo, coniugando la tradizione con la grande volontà delle nuove generazioni.
È il 1947 quando Melandri Gaudenzio decise di commerciare uno dei prodotti più “poveri” della cucina italiana: la lenticchia. Era un piccolo stabile a Bagnacavallo (RA), un comune della Romagna con tanto contenuto: dal vitigno autoctono Burson, di cui l’azienda è circondata, fino alle limitrofe coltivazioni locali, come il fagiolo occhio nero o dolico, il fagiolo verdino o il cannellino di Romagna. Si potrebbe dire che questo territorio è una bella testimonianza della biodiversità italiana.
Oggi, sotto la dirigenza della giovane nipote Roberta, l’azienda lavora 70 varietà di cerali, semi e legumi. Dai ceci messicani alla lenticchia di Beluga o caviale vegetale per i modaioli, al fagiolo borlotto Lamon piemontese e allo zenzero cinese. Anche semi più inconsueti: la fava di cacao in granella, anche mixata con lo zenzero, è il recente lancio: “i nostri clienti devono sbizzarrirsi e scoprire prodotti nuovi insieme a noi”.
L’industria 4.0 ha permesso nell’ultimo anno di triplicare la produzione: macchinari avanzati controllano, smistano e confezionano tonnellate di semi, legumi e cereali, monitorati da lavoratori competenti e affezionati a questa realtà che ha saputo far convivere due anime apparentemente contrapposte, quella più legata alla storia e quella più all’avanguardia.
E per invogliare il consumatore, anche i packaging sono stati rivoluzionati, diventando eleganti e funzionali e sostenuti da una comunicazione studiata ad hoc, che comprende anche un vero e proprio libro di ricette, creato dall’azienda per i suoi clienti, dove scoprire la pastiera napoletana ai 5 cereali, i popcorn alle mandorle, le frittelle al miglio, gli gnocchi di ceci, il cous cous di cavolfiore. Per imparare ad utilizzare al meglio i prodotti proposti.
(a cura di Letizia Bugini)
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