Incastonata nella Ripa di Porta Ticinese, sul Naviglio Grande che Leonardo costruì a Milano e che oggi è meta importante del turista che visita la città e della movida giovanile.
E’ così che scopriamo l’Osteria Al Pont de Ferr, il nome dal ponte accanto cui si trova e quasi inosservata a chi passeggia distratto sulla Ripa. Varcando la sua soglia troviamo un ambiente rustico, fatto di mattoni e intonaco ruvido, un grande bancone in legno sovrastato da lunghe file di vini rossi, un carrello dei formaggi in bellavista e tavolini un po’ sbilenchi apparecchiati su tovagliette di carta.
Sembra quasi che il tempo si sia fermato, si avverte che quello è un luogo ricco di energia ed infatti da più di 110 anni esso è dedicato alla ristorazione, semplice “tradizionale”. Da 25 anni l’Osteria Al Pont de Ferr è guidata dalla mano esperta di Maida Mercuri, sommelier e ristoratrice da una vita, che ha cambiato la destinazione da osteria bocconiana a osteria moderna.
Il cliente del Pont de Ferr è avvolto e coinvolto in un atmosfera rilassata e rustica, calda e umana. L’accoglienza di Maida è generosa quasi quanto i suoi vini, raccolti in più di 500 etichette tra le quali troneggiano i migliori Champagne che la sommelier
sceglie ed importa personalmente.
Sulle tovagliette di carta stampate in rosso, le pagine storiche dei giornali che li hanno recensiti, un cestino del pane che emoziona, fatto di sei diversi tipi, tutti creati entro le mura della sua cucina.
E poi arriva la sorpresa, i piatti che lo chef Matias Perdomo propone si fermano per un istante al piccolo pass di legno, un ultima occhiata e poi via: destinazione il cuore dei clienti, obbiettivo stupore e riflessione.
È una cucina che sembra il naturale proseguo della storia “del Ponte”, fatta di semplicità e innovazione allo stesso tempo, ma anche di contraddizioni e sfide affrontate coraggiosamente e premiate nel tempo.
Grandissima attenzione alla materia prima e alla qualità , alla composizione del piatto e all’aspetto ludico nel quale l’avventore incontra un percorso , uno spazio ben preciso nel quale sapori, profumi, sguardi ed emozioni si incontrano in un mix unico.
Umanamente è una cucina precisa, poliglotta. Eterogenea nelle nazionalità e nei caratteri, ma unita nell’amicizia, nello spirito di gruppo e nella grande capacità lavorativa.
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