Vincenzo Santoro era un’isituzione. Non solo perché era il padre della Maertesana, una delle migliori pasticcerie di Milano, ma anche perché era il “padre putativo” di moltissimi ragazzi che si sono fatti le ossa nel suo laboratorio e sono diventati grandi, a partire dai fratelli Comaschi, fino ad arrivare a Marco Battaglia e Lavinia Franco di Marlà.
Sulle spalle aveva tanto lavoro e tanta fatica e la sua schiena ne aveva risentitolo facendolo tanto soffrire, ma anche gioire quando l’ultima operazione l’aveva “rimesso inpiedi” come diceva lui.
Nonostante la personale sofferenza, difficilmente lesinava un sorriso o un aiuto. Era sempre il primo a tendere la mano agli altri e probabilmente l’ultimo a uscire dal laboratorio.
Vincenzo era un grande pasticcere, votato all’eccellenza prima di molti altri della sua generazione e prima che la pasticceria diventasse business.
Era un uomo di esperienza, ma sapeva tornare bambino quando “assaggiava” il suo lievito oppure quando mostrava orgoglioso la sua tagliatrice ad acqua.
Vincenzo Santoro era un uomo di altri tempi, certo. Ma era soprattutto un uomo, in mezzo a tanti personaggi.
Ciao Vincenzo,
la redazione di Italian Gourmet, da oggi, è più sola.
a cura di Atenaide Arpone
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