Dalla carne coltivata alla carota di manzo. Il pazzo mondo del cibo in difesa del pianeta.
La carne, ultimamente, non se la passa benissimo: prima è stata accusata (ingiustamente, a meno di non essere carnivori a livelli patologici) di farci ammalare, poi è diventata (forse giustamente?) la principale responsabile del riscaldamento climatico. Osteggiata dai vegetariani, relegata a un solo pasto a settimana dai reducetariani, limitata il più possibile da chi ha a cuore il destino del pianeta: bistecche e affini sono sul banco degli imputati e non crediamo che la situazione sia destinata a migliorare.
Tant’è vero che tra le aziende più promettenti e più osservate dalle borse di tutto il pianeta ci sono le due industrie che stanno cercando di modificare la nostra dieta, eliminando la carne a favore della cosiddetta ‘carne coltivata’.
No, non parliamo di tofu o soia, qui siamo andati oltre (tant’è vero che una delle aziende si chiama proprio Beyond Meat, mentre l’altra è l’osannata Impossible Food): questa carne è in tutto e per tutto simile all’hamburger, nella consistenza, nel colore, nella palatabilità, nel ‘morso’. L’abbiamo provata, tra l’altro alternandola ad un hamburger di carne autentica, e se non ci avessero avvisati avremmo pensato che fosse carne. Magari di non eccelsa qualità, magari più bollita che cotta, ma carne. Niente a che vedere con l’agglomerato di soia, insomma, o alla fettina di tofu che fa sempre un po’ triste agli onnivori.
Con la maionese vegana, e un pane ai cereali, il risultato era goloso e soddisfacente.
Gli studi sono durati a lungo e tanti (troppi?) sono gli ingredienti che compongono questo hamburger.
E se per molti dei primi esperimenti le fibre erano coltivate e alimentate da siero fetale bovino (quindi comunque non sarebbero rientrati in una dieta vegetariana) e il colore era dato da succo di barbabietola, da un decennio la coltura cellulare delle fibre muscolari è stata sostituita da un prodotto “plant based” che impiega unicamente componenti di origine vegetale attraverso gli studi condotti sull’eme, il sostituto vegetale del sangue. Impossible Foods ha infatti inventato un lievito che fa ‘sanguinare’ le piante, producendo questo liquido tramite fermentazione: un procedimento simile a quello che si usa per fare le birre belghe.
Comunque, al momento non ci possiamo godere altro che polpette e salsicce: non hanno ancora trovato il modo di ricostruire il muscolo, quindi costate e arrosti non sono – al momento – possibili.
Ma la rivoluzione è epocale.
I dubbi legati al consumo? Innanzitutto di natura economica: sul mercato italiano questa carne coltivata costa ancora molto più della carne normale, anche se il prezzo continua a scendere, e dopo il primo boccone a 250.000 euro siamo a un più accettabile 15/20 euro ad hamburger. Di sicuro risparmia 2500 litri di acqua, tanti ne servono per produrre una polpetta convenzionale. Ma non ci sono dati su quanto spreco di risorse abbiamo per coltivare la nuova carne: il dubbio che la sua ‘elaborazione’ non sia così leggera per il pianeta permane.
Il biologo Michielin è cauto sul tema: “(la carne coltivata) di certo contribuirebbe a ridurre drasticamente il consumo di acqua e suolo; per quanto riguarda le emissioni di gas serra, invece, è difficile tirare le somme. Nel breve periodo il metano prodotto dagli animali ha un effetto serra ben più potente dell’anidride carbonica, ma la sua permanenza in atmosfera è di appena 12 anni: qualora fosse alimentata da energia fossile, una filiera altamente energivora come quella della carne coltivata nel lungo periodo potrebbe rivelarsi ben più aggressiva per il clima di quella tradizionale.”
Moriremo dunque vegetariani? Magari noi no, ma i nostri nipoti potrebbero anche decidere che dopo un lungo passato da cacciatori e allevatori, è giunto il momento di rispettare il mondo animale per salvaguardare il pianeta e permettergli una vita più lunga. Di sicuro alcuni produttori di carne si metteranno di traverso, come è successo con il colosso statunitense dei fast-food Arby’s: se esiste la carne non carne, da qualche tempo esiste anche la carota non carota, fatta di …carne!
In tutto e per tutto simile alla carota autentica, questa provocante polpetta di manzo, The Marrot, aromatizzata alla carota è la risposta di chi pensa che, forse, stiamo esagerando. Se vegani e vegetariani scimmiottano gli hambuger, è venuto anche il momento dei carnivori che si fingono vegetariani e addentano una carota che sa di carota ma è fatta di proteine.
Vi piace questo gioco? Potremmo continuare all’infinito.
Vi è venuta voglia di assaggiare l’hamburger non hamburger? Lo trovate in Italia nei 16 locali di Welldone, a Busto Arsizio da Millennium pub e a Monza da Paulpetta.
a cura di Anna Prandoni
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