Un unico tavolo. Molte portate creative ed esplosive. Andrea Mainardi, lo chef dall’orecchino di perla, accoglie i buongustai nella bresciana Officina Cucina.
E nessuna case history è oggi più interessante di Andrea Mainardi e della sua OfficinaCucina di Brescia. Infatti è un ristorante di alta gamma con… un solo tavolo, che può contenere da due (chissà se una volta ha cucinato per un solo cliente, non gliel’ho chiesto…) a otto persone. È aperto sia a pranzo sia a cena, ma non fanno mai due servizi nello stesso giorno. Nel senso che lavorano o al mezzogiorno o alla sera. Il ristorante vanta una sola stanza, che comprende cucina, inevitabilmente a induzione, e tavolo per i clienti. E funziona così. Un cliente prenota, segnalando eventuali allergie e intolleranze e magari indicando delle predisposizioni per certi piatti, ma nulla più. Insomma, in linea di massima, non conosce il menù che gli sarà proposto (in pratica, l’opposto del banqueting). Andrea prepara un menù di dieci portate, comprando esattamente gli ingredienti necessari, non una foglia di basilico di troppo. Il pasto è, dall’inizio di quest’anno, accompagnato da una selezione di vini e altre bevande da 30, 50 o 80 Euro a testa. Andrea lavora con solo un aiuto per la cucina e uno per servire i piatti, che diventano due se i clienti sono più di quattro. Tutto qui. Funziona? Sì, alla grande, basta guardare il libro delle prenotazioni, per mesi non ci sono buchi e Andrea si dichiara “molto soddisfatto” del conto economico. Merito della proposta, stuzzicante e innovativa, merito di Andrea, che non solo è un bravissimo cuoco ma è molto mediatico, una virtù che troppi suoi colleghi non sanno dominare.
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