Fabio Barbaglini: classe ’74, milanese di Desio e da sempre cittadino di Arona. Uno chef che ha saputo inanellare stelle Michelin ma che ha pure avuto il coraggio di rischiare e di provare. Tenendo sempre i piedi per terra. E un occhio all’acqua. Come quando, appena terminato il servizio militare, approdò qua, sul languido Naviglio Grande, all’Antica Osteria del Ponte di Cassinetta di Lugagnano, regno di sua maestà Ezio Santin. In principio, solo per uno stage. Poi, per tre lunghi anni. Fondamentali per il promettente talento, che presto (nel 1998) avrebbe aperto il Caffè Groppi di Trecate. “Quando sono andato via dall’osteria non ho portato con me le ricette del maestro. Sarebbe stato riduttivo. Bensì un diverso modo di approcciare la cucina. E anche il futuro”, spiega Fabio. Che in Ezio ha tanto ammirato l’apertura mentale e il moderno metodo di affrontare la materia prima. Fatto di essenzialità, pulizia e leggerezza.Una filosofia che non ha mai dimenticato. Anzi, che ha sostanziato in ogni sua esperienza, da La Gallina di Monterotondo di Gavi al Mont Blanc di La Salle.
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