Francesca Alinovi
Panificatore
 Da qualche anno ormai, la famiglia Alinovi ha deciso di certificare alcuni loro prodotti come biologici. Sono dei veri e propri antesignani perché la certificazione risale al 2004. Ne producono di cinque tipologie: un pane all’olio, uno integrale, uno con semola rimacinata di gran duro, uno con farina di kamut e una ciabatta. Per ottenere la certificazione hanno dovuto sottoporre la produzione (intesa anche come processo produttivo) al vaglio di un ente preposto che ha fornito loro una consulenza iniziale sulle procedure da seguire, ma ha poi lasciato a loro l’onere di metterle in pratica. Paolo mi ha confessato che all’inizio è stata dura abituarsi a certi standard e sono riusciti a ottenere la certificazione (e a mantenerla) solo attraverso l’organizzazione e… la tecnologia. Suona un po’ strano parlare di biologico e di tecnologia che vanno a braccetto, eppure e proprio così che si ottengono i risultati migliori. Senza un computer non sarebbe infatti possibile garantire la tracciabilità delle materie prime e consentire all’ente certificatore di compiere le opportune verifiche sulle fatturazioni incrociandole con gli scontrini e, appunto, le scorte di magazzino. Troppa fatica dite voi? Non esattamente perché, una volta che si è organizzata la produzione e si è cominciato a usare il computer, seguire certi standard non è più stato complicato e anche il resto dell’attività ne ha guadagnato. Oggi, anche grazie all’ottimo rapporto con Molino Grassi che fornisce le farine (non solo quelle bio), quella che era una nicchia è diventata una voce importante di bilancio. Sempre più negozi specializzati in prodotti biologici, scuole elementari e materne, infatti, si riforniscono da loro.
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