Già miscelati a regola d’arte, veloci da servire e custoditi in packaging funzionali e sostenibili: i cosiddetti cocktail Ready To Drink rappresentano un universo in espansione per consumatori e aziende del settore.
Il rapido cambiamento dello stile di vita a cui siamo andati incontro negli ultimi due anni ha contribuito a rendere costante la crescita a doppia di cifra del mercato dei cocktail pronti da bere, altrimenti detti Ready To Drink.
La possibilità di consumare miscelati al di fuori del circuito classico dei cocktail bar ha trovato terreno fertile durante la pandemia che, tra una restrizione e l’altra, ha fatto da volano al consumo domestico delle bevande alcoliche. Allo stesso tempo però la particolarità del momento contingente ha in egual misura stimolato l’iniziativa dei bartender che hanno visto nella produzione di drink pronti al consumo un’opportunità per reagire alle difficoltà.
I cocktail ready to drink non sostituiscono i cocktail espressi
Questo nuovo modo di bere non vuole stravolgere le regole e porsi come un’alternativa al cocktail frutto della creatività di un professionista, ma intende far cultura e guidare anche chi non se ne intende di mixology.
Ce lo conferma Valeria Sebastiani, bartender romana recentemente approdata nel mondo del bere prêt-à-porter con The Key Cocktail: «I cocktail espressi, al contrario dei ready to drink, hanno dei limiti determinati dal tempo: devono essere preparati molto velocemente davanti al cliente. Da un punto di vista chimico, attraverso lo “shaking”, vengono forzate le molecole per far sì che gli ingredienti vadano a mescolarsi tra di loro e a restituire un sapore più armonico. I The Key Cocktail invece, grazie all’affinamento e all’infusione di erbe e spezie – passaggi che nei brand competitors non avvengono – possono essere versati e bevuti senza ghiaccio e senza garnish. Di conseguenza un bartender può impiegarli sia come base per la realizzazione di cocktail espressi sia come pre-batch per velocizzare e ottimizzare il servizio».
Anche i ristoranti e le strutture ricettive guardano con interesse ai RTD
«The Key Cocktail si rivolge sia a un pubblico B2B che B2C, grazie alla versatilità dei due formati disponibili sul mercato: la monoporzione da 90 ml e la bottiglia da 500 ml» prosegue Valeria Sebastiani. «Solitamente i ristoranti accostano The Key ai loro menù degustazione, slegandoli dal mero consumo e servendoli in abbinamento ai piatti. Gli hotel luxury invece li scelgono per garantire agli ospiti un servizio in camera di livello alto anche dopo la chiusura del bar. Anche il settore yachting sceglie The Key poiché i miei cocktail non necessitano di stoccaggio e sono perfetti per ottimizzare lo spazio».
Qualità, servizio e distribuzione definiscono il target RTD
A muovere gli ingranaggi del RTD è prima di tutto l’intento di arrivare ai clienti attraverso modalità nuove che rispecchino le esigenze del consumatore di oggi, per questa ragione le referenze pronte da bere guardano con interesse alle realtà ristorative che non dispongono di un cocktail-bar, ai bar non attrezzati per la miscelazione, al comparto eventistico e al catering.
Max Razionale co-founder & CEO del marchio The Perfect Cocktail – sul mercato dal 2016 – racconta che «Gli scenari sono molto rosei poiché sempre più persone consumano cocktail in momenti non convenzionali». La qualità del prodotto finito, con un’attenzione particolare a funzionalità ed estetica, verticalizza poi ulteriormente il target.
«Aver dedicato gli ultimi cinque anni a ricerca e sviluppo della qualità dei liquidi e all’industrializzazione della produzione ci permette di affrontare senza problemi il canale Ho.Re.Ca e le sue richieste sempre più importanti in termini quantitativi» prosegue Razionale.
«Il canale Ho.Re.Ca ha stravolto le già ottimistiche previsioni per il 2022, coinvolgendo anche tutta la filiera dei locali con grosse affluenze di pubblico, dove la velocità del servizio è sempre più alla base delle ottimizzazioni dei costi. Abbiamo chiuso un accordo con tre gruppi proprietari di sette storiche discoteche in Italia e siamo in definizione anche con altri tre importanti brand: due a Ibiza, dove abbiamo peraltro già un nostro ufficio diretto di distribuzione, e un terzo sempre in Spagna. Abbiamo inoltre definito due esclusive di distribuzione, sempre nel canale Ho.Re.Ca, una in Italia, che ci vedrà presenti in oltre 45 villaggi già da fine giugno, e una seconda a livello internazionale che ci consentirà di coprire altri otto paesi europei».
Gli orizzonti post pandemia
Il ritorno alla socialità post pandemia ha conferito un ulteriore boost alla cultura del bere in via di trasformazione.
Secondo Alessandro Palmarin e Luca Quagliano, founder di NIO Cocktails tra i primi a guardare al mondo dei RTD in Italia, «La curva d’interesse nei confronti dei Ready To Drink ha subito una lieve flessione con la fine delle restrizioni e dei lockdown, ma per brand premium come NIO, che parlano alla ristorazione di alto livello oltreché ai consumers diretti, i fatturati rimangono alti. Oggi il mercato è sicuramente più consapevole, rispetto a due anni fa, ma siamo ancora alle origini di questa nuova cultura del bere. Molti competitor torneranno da dove sono venuti e i big player si divideranno il mercato a denti stretti visti gli ampi margini di interesse in termini di business».
a cura di Marco Torcasio
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere