Una ricetta di Stefano Basello, del Ristorante Fogolar 1905.
Preparazioni
Burro 200 g
200 g
Farina 00 400 g
400 g
Farina di mais friulana 120 g
120 g
Uova 75 g
75 g
Zucchero 30 g
30 g
Sale 10 g
10 g
Santoreggia essiccata 15 g
15 g
Per la finitura
Varhackara battuta* q.b.
q.b.
Un frollino con santoreggia che affonda le sue radici nella tradizione friulana. Dal medesimo territorio viene anche la santoreggia utilizzata fra gli ingredienti, dell’Azienda Agricola Saliet.
*Varhackara è presidio slow food del Friuli Venezia Giulia prodotto in un piccolo paese montano della Carnia, Timau, in provincia di Udine. Si tratta di un battuto di lardo, pancetta e speck con note sapide e affumicate tipiche dei salumi friulani dei territori montani.
Procedimento
Impastare burro, farina, uova, zucchero, sale e la santoreggia tritata. Stendere con l’impasto ottenuto a 3 mm di spessore e lasciarlo raffreddare. Coppare con un coppapasta da 2,5 cm di diametro e infornare. Nel frattempo prendere la Varhackara e batterla a uno spessore di 3 mm di spessore e copparla dello stesso diametro del frollino. Adagiarla sul frollino salato, spolverare con polvere di mirtilli, coprire mezzo medaglione con una fogliolina di acetosa.
La santoreggia
La santoreggia è un’erba aromatica originaria del Mediterraneo, le cui proprietà la rendono un buon rimedio naturale per vari disturbi. Viene conosciuta anche il nome di Erba dei fagioli, in quanto cresce nello stesso periodo. Ne esistono diverse specie, le più conosciute sono la santoreggia domestica, che fiorisce in estate, e la santoreggia montana che è perenne, più forte e adattabile ai climi più freddi, quindi sopravvive all’inverno.
La santoreggia appartiene alla famiglia delle Limbiacee, ha fusto sottile e piccole foglie appuntite che hanno una tonalità simile al grigio. Può raggiungere un’altezza di 40 cm.
I fiori sono di colore chiaro, bianco o rosa. Sono molto profumati ma sembrano risultare sgradevoli per alcuni insetti, come le zanzare. Questa pianta officinale risulta essere imparentata con salvia, timo e lavanda.
In epoca antica aveva molta fama in quanto afrodisiaco. Non a caso, ne venne proibita la coltivazione e la raccolta ai monaci. Anche le foglie sono molto aromatizzante e rientrano nella composizione delle erbe provenzali.
Questa erbetta aromatica, risulta essere ricca di principi attivi, vitamine e sali minerali. Contiene difatti fosforo, potassio, calcio, sodio, rame, ferro, zinco, manganese, selenio e magnesio.
Sono presenti anche la vitamina A, alcune vitamine del gruppo B, la vitamina C. Infine quasi per metà è composta da fibra alimentare.
Altre sostanze, presenti nell’olio essenziale, sono il limonene, l’eugenolo, il timolo, il cimene ed il mircene, per citarne solo alcune.
(fonte tuttogreen.it)
a cura di Redazione Italian Gourmet
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere