Che gli spirits siano prodotti maschili è un preconcetto ancora molto radicato: i signori che si ritirano dopo cena a fumare e a sorseggiare un cognac, come nei romanzi dell’Ottocento, o gli Alpini con l’immancabile fiaschetta di grappa, presenti in tutti i film sulla Grande Guerra, sono immagini che saltano subito alla mente quando si pensa al classico “cicchetto”. Ma il mondo degli spirits è molto più vario e articolato e soprattutto carico di sfumature femminili. Ce lo raccontano le donne che in questo mondo si muovono per professione.
A cura di Daniela Guaiti
Cristina, Antonella ed Elisabetta, tre sorelle in azienda: le donne in casa Nonino hanno sempre avuto un ruolo di primo piano…
La prima grappaiola d’Italia è stata Silvia Nonino, la mamma di nostro padre; rimasta vedova con i figli ancora piccoli, ha portato avanti l’azienda e la distilleria con le sorelle del marito. Forse anche per questo nostro padre ha sempre trovato naturale lavorare con le donne. È lui che ha voluto al suo fianco in distilleria nostra madre Giannola, e insieme hanno portato avanti la sperimentazione fino alla creazione nel 1973 del Monovitigno® Nonino distillando le vinacce dell’uva Picolit , e riuscendo negli anni a trasformare la grappa da Cenerentola a Regina del mercato internazionale. È stato poi naturale per le mie sorelle e per me essere coinvolte dai nostri genitori nel lavoro in distilleria, prima per la raccolta delle vinacce durante la vendemmia e in seguito nel processo di distillazione. Così oggi è Cristina a occuparsi della distillazione con papà, ma tutte abbiamo maturato una lunga e profonda esperienza e seguiamo in prima persona ogni singola fase della lavorazione: dalla selezione delle uve alla distillazione discontinua a vapore – realizzata ancora oggi interamente con metodo artigianale con un procedimento di cui siamo orgogliosi – fino all’invecchiamento, che avviene in modo naturale in barriques e piccole botti nelle 5 cantine di proprietà, senza aggiunta di coloranti.
Quali ostacoli ha incontrato nel suo percorso?
Da Nonino, durante la produzione ci aiutano in distilleria 20 lavoratori stagionali che seguono turni di 8 ore anche la notte per distillare le vinacce fresche: in un mondo come questo la conduzione di una donna è vista, all’inizio, con diffidenza; ma poi è sul campo che ti guadagni la fiducia e soprattutto il rispetto.
In cosa l’essere donna può rappresentare un vantaggio?
La donna porta una visione e una sensibilità diversa nel lavoro, sia quello legato alla produzione che nel rapporto con il cliente. È stata nostra madre, nei primi anni 70, a iniziare ad invitare in visita in distilleria i clienti con una lettera scritta a mano che accompagnava ogni bottiglia di Grappa Nonino Monovitigno®, per far comprendere l’innovazione e la qualità Nonino; negli anni anche altre aziende hanno capito che il rapporto con il cliente e un’educazione sul distillato sono fondamentali, oltre a creare legami tra le persone: questo è un tratto molto femminile .
Esistono prodotti più femminili ?
Di solito si ritiene che le varietà aromatiche, come la Grappa Monovitigno® Moscato, siano più femminili; mi piace ricordare anche la ÙE® Acquavite d’uva, creata dai nostri genitori nel 1984, che racchiude in sé l’eleganza del distillato di vino e il carattere della Grappa. Si può proporre anche accompagnata al pesce e al sushi, ed è straordinaria nel sorbetto o con il gelato, ma anche per la preparazione di cocktail!
Qual è il suo ruolo in azienda e quale la sua storia?
Sono responsabile dei mercati esteri. Ricerco nuovi mercati e seguo quelli già esistenti. Lavoro a contatto diretto con i nostri importatori promuovendo i nostri prodotti. È un lavoro molto appassionante che mi dà l’opportunità di viaggiare e di avere un ruolo attivo nello sviluppo dell’azienda di famiglia. Frequento fiere, manifestazioni e degustazioni: è la mia parte preferita, perché sono in contatto con il consumatore. È un vero piacere contribuire alla formazione di professionisti nel settore della ristorazione, per quanto riguarda i miei prodotti, Cognac e liquori al cognac. Ho il vantaggio di essere nata e cresciuta in questa cultura: la nostra è una piccola azienda a conduzione familiare (abbiamo solo 25 ettari). E con il mio lavoro posso trasmettere la nostra filosofia, il nostro spirito: è un onore e un piacere. Perché do una parte di me ogni volta. Insomma, è una passione.
Nella mia famiglia ho anche imparato fin da piccola la nozione di uguaglianza; il fatto che io fossi l’unica figura femminile a parte mia madre non ha mai fatto alcuna differenza per i miei fratelli e genitori. Anzi, mi è stata sempre insegnata la necessità di essere senza paura, di essere una combattente, proprio perché questo mondo era prevalentemente maschile. Penso di doverlo anche a mia nonna, Mathilde Peyrot-Barret, che fu una pioniera in questo campo, essendo lei stessa, una donna “di potere”, perché guidava la proprietà.
Questo ambiente è ancora molto maschile: quali vantaggi e quali svantaggi hanno le donne?
È vero che è un ambiente ampiamente dominato dagli uomini, e che il mondo degli alcolici non fa parte dell’immagine tradizionale femminile.
Dal mio canto, ho sempre cercato di sfruttare il lato femminile della cosa. Per esempio nelle degustazioni – ampiamente frequentate da un pubblico maschile – vedere una donna che parla di alcolici, di “bouquets”, e che si muove con un bicchiere di Cognac in mano per spiegare come il prodotto va consumato al meglio e valorizzato, non lascia nessuno indifferente. Anzi, attira l’attenzione. E sinceramente, trovo una certa femminilità nell’arte della degustazione.
Qual è stata la sua più grande soddisfazione?
Oggi, una delle mie più grandi soddisfazioni è stata proprio quella di vedermi considerata alla pari dei miei colleghi maschi. Ne è prova il successo del nostro prodotto di punta, il “Liquore di Poire Williams au Cognac Grande Champagne“, che ha richiesto tempo per imporsi. Questo liquore, precedentemente classificato come femminile (già alla base il nome “liqueur” si riferisce a un prodotto femminile), è oggi molto più consumato dagli uomini. Le vendite sono in costante crescita, e alla fine è riuscito a imporsi.
Qual è il suo ruolo in azienda e in cosa consiste concretamente il suo lavoro?
Siamo una piccola azienda e, come spesso accade nelle aziende a prevalente gestione familiare, ognuno di noi ricopre più ruoli. In linea di massima però il mio impegno si concentra soprattutto sulle strategie di comunicazione, la gestione degli eventi a noi legati e la cura dell’accoglienza in azienda.
Questo ambiente è ancora molto maschile: quali vantaggi e quali svantaggi hanno le donne?
Non mi sento di condividere questa affermazione: nel mondo degli spirits in Italia già da tempo le donne hanno un loro spazio, e nemmeno di piccolo conto. Ho molte colleghe che fanno questo lavoro in maniera impeccabile. Le donne hanno una naturale propensione per l’attenzione ai dettagli e alle sfumature, una vena creativa, cose che le rendono preziose sia in ambito produttivo che di comunicazione del lavoro svolto dall’azienda.
Qual è stata la sua più grande soddisfazione?
Da diversi anni mio fratello e io abbiamo intrapreso il progetto di studiare gli utilizzi dei nostri distillati in cucina, e in questo percorso abbiamo avuto il privilegio di lavorare gomito a gomito con alcuni tra i più talentuosi chef, pasticcieri, pizzaioli e griller del nostro paese. È un progetto tutto nostro, di noi che siamo la quinta generazione agli alambicchi di questa famiglia, e lo sentiamo molto affine alla nostra visione del mestiere di distillatori e alla nostra sensibilità. Ogni volta che ho assaggiato ognuna di queste creazioni, in quel momento mi sono sentita scoppiare il cuore di orgoglio.
E quale il più grande ostacolo?
Onestamente non saprei rispondere. La mia indole vede sfide, più che ostacoli: a volte più semplici, altre volte più complesse, ma la mia attenzione va subito a inventare il modo per venirne a capo e vincerle.
Che futuro attende le donne nel mondo degli spirits?
Secondo me il futuro sarà sempre di più lo sdoganamento degli spirits dal nostro retaggio culturale italiano del bicchierino a fine pasto, e l’apertura verso commistioni di tantissimi tipi, la cucina, la mixology, la pasticceria… e le donne in questo approccio fuori dagli schemi e creativo sono imbattibili.
Qual è il suo ruolo in azienda e in cosa consiste concretamente il suo lavoro?
Mi occupo di marketing, accoglienza e progetti di internazionalizzazione.
Questo ambiente è ancora molto maschile: quali vantaggi e quali svantaggi hanno le donne?
I vantaggi sono che la figura femminile in questo settore sicuramente suscita curiosità e interesse per il pubblico e il diverso approccio verso il lavoro spesso è apprezzato da colleghi e collaboratori. Gli svantaggi sono che non tutti sono disposti a cambiamenti e novità, soprattutto se parliamo di generazioni anteriori… e in Sicilia!
Qual è stata la sua più grande soddisfazione?
Ogni degustazione in cui riesco a far innamorare qualcuno del Marsala, facendogli riscoprire il suo vero valore, è una piccola soddisfazione per me.
Con delle amiche produttrici abbiamo creato un progetto chiamato “Marsala Ladies“, per una promozione tutta al femminile del Marsala, tramite degustazioni, masterclass, formazione al personale di ristoranti e bar. Purtroppo i tanti impegni quotidiani non ci permettono di dedicarci quanto vorremmo a questo progetto, ma quando riusciamo a riunirci il risultato è positivo e sicuramente divertente!
E quale il più grande ostacolo?
Per noi è una lotta quotidiana: cancellare l’immagine negativa del Marsala come vino da cucina, e crearne una nuova e veritiera.
Che futuro attende le donne nel mondo degli spirits?
Penso che ci sia spazio per noi, c’è da lavorare tanto, bisogna fare sacrifici, ma sicuramente più siamo e meno difficile sarà farsi riconoscere in quanto vere ambasciatrici del settore.
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