È una ricetta pastorale fortemente territoriale. Nata in tempi di transumanza, figlia dello spirito contadino e divenuta presto vessillo del made in Italy nel mondo. L’amatriciana è così, popolare, rurale e conviviale. Bianca in origine. Rossa con l’avvento del pomodoro. Un piatto accogliente, come un abbraccio. Lo stesso di cui ora ha bisogno la sua città d’origine, ferita dal sisma.
Ecco allora una lodevole iniziativa: Un’amatriciana per Amatrice, firmata dalla Confesercenti e dall’Associazione Nazionale Città del Vino (che riunisce 450 comuni a vocazione enogastronomica nel Bel Paese), fiera di coinvolgere i ristoratori di tutta Italia. Pronti a offrire in menu, in un giorno a loro discrezione, un’amatriciana per la ricostruzione e per il sostegno delle attività della ristorazione, del commercio e della ricettività nei comuni di Amatrice, Accumuli, Arquata del Tronto e Pescara del Tronto. In pratica, dal 12 al 18 settembre, chi ordinerà il buon piatto laziale contribuirà a sostenere la ripartenza delle imprese nelle zone colpite dal terremoto.
L’obiettivo? Quello di arrivare a servire oltre 100mila amatriciane. L’iniziativa è aperta a tutti i ristoratori, italiani e non solo. Per aderire è sufficiente registrarsi online sul sito ufficiale www.unamatricianaperamatrice.it per ottenere le locandine e il materiale informativo.
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