Si scrive Vinitaly, si legge Vinomondo. A distanza di oltre mezzo secolo dalla prima edizione, il nostro Paese ha ampiamente dismesso i panni dell’adolescente talentuoso ma inesperto.
Mai come quest’anno, a un passo dall’inaugurazione della Fiera numero 55 – in programma a Verona dal 2 al 5 aprile, con l’abituale prologo di Opera Wine sabato sera – è importante guardare indietro per meglio strutturare il mondo del vino che sarà. Un mondo che a livello nazionale vale oltre 31 miliardi di fatturato, con 530.000 aziende e quasi un milione di addetti ai lavori.
Quando mosse i primissimi passi 1967, l’evento che sarebbe diventato Vinitaly si chiamava Giornate del Vino Italiano e proponeva due giorni di assaggi e contrattazioni con la partecipazione di un centinaio di aziende. Solo undici anni più tardi – a partire dal ‘78 – la Fiera avrebbe ottenuto la qualifica di Internazionale, aprendo le porte agli espositori esteri. Da lì in poi, il Vinitaly non è più fermato, inglobando progressivamente gli oli (SOL), i distillati, il cibo (Agrifood) e le attrezzature (Enolitech), lanciando il Concorso Internazionale di Enologia, quello di Packaging e i primi Vinitaly Tour, su su fino alla sezione dedicata alle produzioni biologiche e biodinamiche.
Scontati quasi tutti i peccati di gioventù – dai biglietti elargiti con troppa disinvoltura ai servizi cronicamente inadeguati – oggi il Vinitaly ha dalla sua i numeri delle grandi esposizioni: 4.400 aziende di 30 nazioni diverse, 1.000 top buyers in arrivo da 70 Paesi, 80 degustazioni (programma aggiornato su Vinitaly.it).
Un percorso di crescita che ha anche condotto a una selezione naturale tra frequentatori professionali e semplici appassionati, complice l’organizzazione di un Fuori-Vinitaly finalmente degno di questo nome. Il cartellone degli eventi, ideato per coinvolgere la città intera, è un contrappunto fondamentale, che tutela allo stesso modo chi va in Fiera per lavorare e chi usa il chiodo del Vinitaly per appendervi qualche giorno di full immersion nella cultura enologica (programma aggiornato su vinitalyandthecity.com).
La complessità del mondo del vino non si esaurisce certo in cinque giorni di fiera. La ricerca di nuovi mercati esteri e la progressiva diminuzione dei consumi interni, i rapporti ondivaghi con la ristorazione e le urgenze agronomiche connesse al riscaldamento globale, il ritorno alla terra figlio delle angosce da pandemia e il ritrovato orgoglio della territorialità dei vitigni. E poi la crescita esponenziale delle donne – per numero e capacità – nei diversi mestieri del vino: agronome, sommelier, produttrici.
Professionali senza sconti, ma anche brave, bravissime nel racconto. Perché il cotè tecnico, pur così importante, non può prescindere da una narrazione consapevole e appassionata, legata all’emozione nascosta dentro al bicchiere. Lo sanno bene i tanti produttori che negli ultimi vent’anni hanno imparato ad accogliere i clienti in cantina, spiegando e raccontando. A fare la differenza, non certo i cartoni di bottiglie venduti, ma il passaparola virtuoso. Lo stesso che accompagnerà le degustazioni in programma al Vinitaly. Assaggiare per credere.
Foto: Faisal Akram | Flickr
a cura di Licia Granello
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